Foto: Martegani
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Centinaia di cittadini costretti all’esterno della Risiera, blocchi stradali con furgoni e agenti, un programma stravolto dalla pioggia ma anche dalle decisioni e dalla scarsa comunicazione fra Questura e Comune.
Quella andata in scena alla RIsiera di San Sabba è stata una delle celebrazioni del 25 aprile più problematiche di sempre.
Preceduta, come nel resto del paese, da una serie di polemiche e confronti fra chi rivendicava la giornata della Liberazione come la festa della Resistenza e dell’antifascismo, e chi invece a destra chiedeva di considerarla un’occasione per celebrare in generale la libertà e i valori democratici, se non addirittura “la festa di tutti”, la celebrazione alla Risiera 2023 sarà ricordata più che per i brevi scontri all’esterno fra un corteo antifascista non organizzato e le forze dell’ordine, per la disorganizzazione all’interno.
Alla base dei problemi un regolamento comunale di sicurezza che limita a 600 il numero massimo di persone che possono essere presenti all’interno del piazzale, approvato, ironia della sorte, proprio in occasione della prima celebrazione post covid, quando invece si attendeva una manifestazione senza restrizioni.
Nonostante il brutto tempo i cittadini giunti a Valmaura per partecipare alla cerimonia sono stati tantissimi, ma molti, dopo aver superato il blocco estradale deciso dalla Questura per tenere lontani i manifestanti, si sono comunque visti negare l’accesso in base a un regolamento che il Comune non aveva reso noto, e che sarebbe stato oscuro alla stessa Questura, costretta poi a riorganizzare sul momento un evento che già aveva molte più restrizioni delle passate edizioni.

Foto: Martegani
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All’interno del cortile gli agenti non lasciavano nemmeno avvicinare le persone alle transenne, e inizialmente era stato addirittura previsto che le autorità intervenissero all’interno di una sala, anziché all’aperto, a causa della pioggia (forse sarebbe bastato un gazebo mobile posizionato nel solito posto?), soluzione che però è stata evitata grazie all’intervento del sindaco Dipiazza, che ha fatto collocare il microfono all’aperto di fronte al pubblico.
Come se non bastasse per permettere alle autorità di raggiugere lo spazio dove sorgeva il forno crematorio per deporre le corone, era stato stesso un corridoio improvvisato delimitato da cordoni, che hanno tagliato il piazzale in due, complicando ulteriormente i movimenti.
La tensione è salita, tanto da far scoppiare anche qualche protesta all’interno del piazzale, e non è servita nemmeno la decisione di far finalmente entrare, regolamento o non regolamento, parte persone all’esterno, sempre per l’intervento di Dipiazza e della consigliera comunale del Pd Laura Famulari, visto che i nuovi arrivati si sono ammassati nel tunnel con rischi per la sicurezza.
Una disorganizzatone sottolineata da molti esponenti politici e sindacali presenti, che hanno anche lamentato la decisione delle forze di sicurezza di non consentire l’accesso al museo della Risiera.
“Oggi - dice una nota di Adesso Trieste, gruppo di opposizione in Consiglio Comunale - abbiamo assistito a un'ingiustificata limitazione del diritto di centinaia di cittadine e cittadini a partecipare alle celebrazioni del 25 aprile alla Risiera di San Sabba. Una scelta grave e incomprensibile – continua la nota - , messa in atto senza neppure comunicarlo al Comitato organizzatore della Festa della Liberazione a Trieste, a cominciare da Anpi e Cgil”.
“Limitazione che ha interessato sia l'organizzazione interna del piazzale della Risiera, precludendo gran parte dello spazio all'accesso, sia la viabilità e i parcheggi, senza una congrua comunicazione. Ne è conseguito che all'entrata in Risiera molte cittadine e cittadini sono rimasti fuori, con pericoli seri per la sicurezza degli stessi”.
"Quella di oggi è tra le peggiori pagine della storia delle celebrazioni del 25 aprile a Trieste – dice invece una nota di Anpi e CGIL -. Gli stravolgimenti organizzativi, applicati alla cerimonia, cioè la collocazione dei gonfaloni e delle autorità in altra postazione rispetto a quella tradizionale, e la presenza di un cordone che di fatto tagliava a metà il piazzale creando congestionamento in entrata e spazi deserti al centro. L’inquietante presenza di agenti in tenuta antisommossa ha impedito ingiustamente a centinaia di cittadine e cittadini pacifici e tranquilli di poter presenziare alla commemorazione, relegandoli nel corridoio d’entrata e fuori dalla risiera. Tutto questo senza informarne preventivamente il comitato organizzatore. Un grave affronto alla cittadinanza”.

Alessandro Martegani