L'esterno della Questura transennato subito dopo la sparatiria dell'ottobre del 2019 (Foto: Alessandro Martegani)
L'esterno della Questura transennato subito dopo la sparatiria dell'ottobre del 2019 (Foto: Alessandro Martegani)

Fu un giorno che sconvolse Trieste: il 4 ottobre del 2019 due poliziotti, Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, furono uccisi nei locali della questura da Alejandro Augusto Stephan Meran. L’uomo, che è stato assolto dopo il riconoscimento, anche da parte della Corte di Cassazione, di un vizio di mente, ma dovrà passare 30 anni in una casa di cura, era stato portato in questura per il furto di un motorino. Si era costituito, ma all’improvviso era riuscito a impadronirsi di un’arma di uno degli agenti e a sparare, uccidendo due persone e ferendone altre sei, riuscendo ad uscire dalla questura prima di essere colpito da altri agenti.

Foto: Alessandro Martegani
Foto: Alessandro Martegani

Ora, a cinque anni da quel giorno e a processo concluso, con una sentenza che è stata ritenuta non equa dalle famiglie dei due agenti, i parenti di Matteo Demenego hanno citato in giudizio, in sede civile, il Ministero degli Interni italiano.
“Mio figlio – ha dichiarato Fabio Demenego, il padre di Matteo al quotidiano triestino il Piccolo - è stato ucciso dentro a una questura con la pistola di un collega, e sappiamo tutti come è andata a finire la causa penale”. “La responsabilità, anche come datore di lavoro, qualcuno se la deve prendere” ha aggiunto, e “se c'è una responsabilità da parte del Ministero, il Ministero pagherà”. “Non può finire tutto all'acqua di rose – ha concluso -: come famiglia abbiamo quindi deciso di continuare, avevamo detto subito che l'intenzione nostra sarebbe stata quella di non mollare, di andare fino in fondo”.
I legali della famiglia non hanno per ora rilasciato dichiarazioni a riguardo, ma l'azione civile si baserebbe su un difetto delle fondine delle pistole in dotazione agli agenti. Nei mesi precedenti alla tragedia, e anche pochi giorni prima, segnalazioni su malfunzionamenti delle fondine erano state avanzate, anche pubblicamente dal Sap, Sindacato autonomo di polizia.

Alessandro Martegani