La questione del monumento di D'Annunzio a Trieste è stata affrontata da Claudia Cernigoi, per analizzare l'iniziativa del Comune e cercare di capire come organizzare una protesta organica. Per la Cernigoi, infatti, quella della statua a D'Annunzio è una chiara operazione politica che vuole ricordare una figura che, esulando dalla sua opera letteraria, per i suoi tratti biografici e caratteriali può "piacere solo ai fascisti" e che con la sua impresa fiumana rappresenta posizioni razziste ed imperialiste, che furono espresse con "un atto di pirateria". Un'operazione, ha proseguito nella sua introduzione, che è stata preceduta da una serie di dichiarazioni "revansciste" a partire dalle parole di Tajani alla foiba di Basovizza, alle quali, ultimo in ordine di tempo, ha fatto seguito il post "irredentista" dell'assessore Giorgi, in una continuità che molti dei presenti considerano preoccupante.
Ospiti della serata l'attivista Marco Barone che ha ricostruito il legame tra il Vate e Trieste, che secondo lui esiste a livello politico, e che dovrebbe essere al massimo ricordato ma non celebrato con una statua viste le sue posizioni "nazionaliste ed anti slave".
Per lo storico Piero Purich, voler ricordare il D'Annunzio soldato non ha alcun senso visto che in realtà in più occasioni si dimostrò un vero e proprio "bufalaro". Sicuramente ha detto Purich fu un uomo molto bravo a gestire la sua immagine sui media dell'epoca, ma il suo mito si ferma a questo. Un Vittorio Sgarbi del suo tempo, o come dicono i triestini un "trapoler" che mandò a morire migliaia di italiani con i suoi appelli alla guerra ha concluso.
Far conoscere questi aspetti, ma soprattutto far capire che la finalità di questa operazione non è omaggiare il poeta ma ricordare quell'impresa, è la missione che i presenti si sono dati. Per farlo hanno deciso di scrivere un manifesto appello da far firmare a personalità del mondo culturale e politico triestino e da distribuire in vari modi; con la consapevolezza, però, che con ogni probabilità la statua si farà.
Un D'Annunzio circondato dai libri, come hanno fatto notare dal pubblico parlando della statua, forse c'entra ancora meno con Trieste, visto che se gli altri poeti omaggiati nelle vie cittadine sono espressione della "triestinità", negli scritti del Vate non spira neanche un soffio di bora.