Niente di casuale per quanto riguarda la seconda presentazione del libro degli storici Gorazd Bajc e Borut Klabjan "Battesimo di fuoco. L'incendio del Narodni dom di Trieste e l'Europa adriatica nel XX secolo. Storia e memoria" che si è svolta presso la libreria Ubik questo giovedì 13 luglio alle ore 18. Giorno, ora e la location nel centro cittadino erano un chiaro riferimento agli eventi di 103 anni fa, quando proprio in quell'orario dalle vicinanze di piazza Unità partirono le squadre dei fasci locali che diedero fuoco al palazzo simbolo degli sloveni di Trieste.
Il Narodni dom, come hanno spiegato Bajc e Klabjan, era infatti ormai una presenza scomoda per la città che stava vivendo un processo di purificazione etnica, con la volontà di imporre l'italianità su uuna località assurta a simbolo di un certo nazionalismo italiano. Per coloro che cullavano questo sogno risultava quindi disturbante, secondo i due storici, il fatto che proprio nel centro cittadino si ergesse un edificio di tale imponenza, rappresentazione plastica della potenza economica e culturale della Trieste degli sloveni, all'epoca parte fondamentale del tessuto cittadino ed espressione di una classe borghese cresciuta ai tempi d'oro della Trieste austro-ungarica. Un palazzo che accoglieva il meglio delle attività culturali slovene, tanto da essere un punto di riferimento per tutta l'area sino a Lubiana, che doveva essere sfregiato per dimostrare chi erano i nuovi padroni: un'avvisaglia delle tragedie che avrebbero colpito tutta la regione e l'Europa intera negli anni a venire.
Un libro, come è stato sottolineato durante la presentazione, frutto di un lungo lavoro di ricerca; che ha il pregio di guardare a questi eventi in modo comparativo, sviscerando non solo quelle che furono le dinamiche che portarono al rogo di quella notte, ma anche le conseguenze a breve e lungo termine di questo evento. Non manca neanche la riflessione sull'uso della memoria che è stato fatto da una e dall'altra sino al 2020 quando il Narodni dom è stato ridato agli sloveni di Trieste, che hanno ora il difficile compito di farlo tornare ad essere un punto di riferimento non solo per la loro comunità ma per tutta la città, che si spera non sprofondi più nell'orrore, preda delle peggiori pulsioni del nazionalismo.
Barbara Costamagna