Una pianificazione della stagione fra speranze ma anche molti timori: è la sensazione che sta vivendo il comune di Grado. L’Isola d’Oro, un centro di 8 mila abitanti, ma che ospita nelle sole strutture ricettive un milione e mezzo di turisti a stagione, al momento è una dei comuni della regione con uno dei tassi di positivi più alto, e, vista la partenza lenta della campagna di vaccinazione, e l’inerzia della circa dei contagi, si prepara a vivere un’altra stagione complicata.
Era stato lo stesso sindaco Dario Raugna a mettere in guardia la regione a febbraio, chiedendo di impedire ai villeggianti di raggiungere Grado nel fine settimana per limitare i contagi, un timore che purtroppo si è rivelato fondato.
La curva dell'epidemia, ha detto recentemente l’assessore Riccardi, dimostra una leggera flessione, ma l'area di Grado non è proprio tra quelle messe meglio. Lei però è stato il primo a dire che bisognava chiudere, e soprattutto che si smettesse di permettere ai villeggianti di venire a Grado la domenica. Dopo qualche settimana bisogna dire che aveva ragione?
“Era il 26 febbraio: noi amministratori locali da alcuni giorni non avevamo dati a disposizione, il portale sanità FVG indicava zero casi di positività ma evidentemente era un errore. La percezione era diversa con cinque attività chiuse e numerosissimi miei concittadini che invece erano contagiati: io proposi, a scopo prudenziale, di evitare che 20-30 mila su turisti frequentassero una località che poteva non essere sicura. Purtroppo il lunedì successivo vennero pubblicati i dati e la situazione di Grado è emersa in tutta la sua verità”.
È quasi un controsenso che il sindaco di una di una città nota per il turismo, chieda di bloccare gli accessi di turisti e villeggianti: era anche un modo per difendere la stagione estiva? Ci state già pensando? Come s’immagina la prossima stagione?
“Stiamo navigando a vista, perché anche i punti di riferimento della stagione 2020, che nonostante tutto comunque è stata una stagione di successo, oggi non sono più validi. L'anno scorso uscivamo da una condizione di lockdown che aveva interessato tutta l'Europa: noi aprimmo progressivamente i confini prima interregionali, poi internazionali, e il virus d'estate circolò di meno. Questo ci ha consentito di salvare quel che si poteva salvare della stagione. Quest'anno però partiamo da una condizione diametralmente opposta, perché il virus circola in maniera importante. C'è una via d'uscita, quella dei vaccini, ma è chiaro che se non interveniamo con forza con una campagna di vaccinazione di massa, i problemi per la stagione turistica 2021 potrebbero addirittura essere superiori a quelli del 2020. Noi in questo momento stiamo organizzando un'offerta turistica di minima, come avvenne l'anno scorso, ma siamo molto preoccupati per quella che potrebbe essere l'incidenza della pandemia nel nostro contesto economico e sociale. Vi faccio un esempio, quello degli alberghi: strutture chiuse, con una clientela internazionale, che avrebbero difficoltà anche ad arrivare a un tracciamento all'insorgere di un focolaio, e che sarebbero sovraesposte ai rischi”.
“La mia paura è quella che questa pandemia si trasformi in un problema socio-economico, perché sono due le cose che dobbiamo superare: la questione sanitaria, conosciuta da tutti, ma anche la questione socio-economica. Dopo aver ha perso la stagione invernale con la chiusura delle piste da sci, mi verrebbe da dire che forse potrebbe diventare un obiettivo strategico quello di concentrare anche la campagna di vaccinazioni nei paesi turistici, affinché questa crisi sanitaria non si trasformi poi una crisi socio-economica che andrebbe a danno di tutti”.
So che è difficile fare previsioni in questo momento, ma pensa che sarà un'estate un po' come quella passata cioè con molti turisti italiani e meno stranieri? La Grecia si prepara ad accogliere turisti provenienti da paesi come la Gran Bretagna dove le vaccinazioni stanno procedendo molto bene. Lei non ha rinunciato all'idea di un flusso di stranieri?
“Io non posso rinunciare all'idea dei turisti, siano essi italiani o stranieri, per il semplice fatto che questa località vive attraverso il turismo e quindi per me non è nemmeno ipotizzabile uno scenario in cui non ci sia una stagione turistica. Dopodiché, per sapere se sarà una stagione rivolta alla clientela italiana o estera bisognerebbe avere la palla di cristallo. È chiaro che una località come questa, incardinata anche sul turismo austriaco, che ha un legame molto stretto con gli amici dall’Austria, vivrebbe una stagione diversa”.
“Ripeto però che i presupposti con cui abbiamo aperto nel 2020 sono radicalmente cambiati e il nostro futuro dipenderà dalla capacità di questo paese di giungere quanto prima alle vaccinazioni: senza le vaccinazioni io non intravvedo in questo momento degli scenari positivi, ma veramente vorrei che, a fine estate, noi ci risentissimo e che lei mi dicesse ‘sindaco ha visto che aveva avuto un atteggiamento pessimista e i fatti le hanno dato torto’?”
Alessandro Martegani