Era il 2 marzo 1872 quando sul bastione cilindrico della cinta muraria veneziana venne accesa una lanterna provvisoria a luce rossa. La situazione di estrema necessità aveva reso imperativo il posizionamento di un segnale luminoso che conducesse i tanti natanti in transito nei periodi di secca. “Nelle notti procellose, non si capiva dove si poteva navigare”, si apprende da un documento comunale risalente all’epoca rinvenuto da Daniela Paliaga, che sul Faro ha stilato anche una pubblicazione e ha curato l’evento commemorativo. La luce emessa con il tempo è diventata bianca ma il faro è rimasto lo stesso. Dagli stemmi in pietra bianca d’Istria, uno della famiglia Bembo e l’altro con lo scudo crociato del Comune di Pirano, si apprende che la costruzione risale al 1617. La sua particolarità è che è incorporato nel campanile della chiesa formando un unico edificio. Fino alla peste del 1631 questa era dedicata a San Clemente protettore dei marinai, dopo a Santa Madonna della Salute. L’edificio, sottoposto a diversi cambiamenti nel corso dei secoli, funse da appartamento del guardiano e della sua famiglia fino al 1976. Nel 2018 è stato dato in gestione alla locale Comunità autogestita della nazionalità per un periodo quinquennale, la quale gli ha ridato un po’ di vita e di lustro, incluso l’evento commemorativo in questione organizzato nell’ambito del progetto “Promozione dell’eredità culturale immateriale di Pirano” in collaborazione con la Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” e il supporto finanziario del Comune.
Maja Cergol