Il forte boato alle 14:15 scosse tutta la città e il circondario e trasformò in tragedia una giornata estiva, all'insegna dello sport con famiglie e molti bambini arrivati in spiaggia per partecipare o seguire le tradizionali gare natatorie organizzate dalla società dei canottieri “Pietas Julia”. L’esplosione uccise - i numeri sono ancora incerti - più di 100 persone, 65 i morti identificati, tra i quali numerosi giovani che avevano meno di 18 anni e provocò 200 feriti dando avvio, ricordiamo, all'esodo di massa da Pola. Si tratta di una delle pagine più tragiche e tristi della storia polese e istriana e sulla quale ancora non è stata fatta piena luce né per quanto riguarda il numero esatto delle vittime né per quanto riguarda la dinamica e la responsabilità dell’esplosione. E se, da una parte, l’inchiesta delle autorità inglesi stabilì che gli ordigni furono fatti esplodere deliberatamente da persone rimaste tutt’oggi sconosciute, dall’altra le autorità jugoslave - per anni - preferirono far credere che si era trattato di un casuale incidente. Come da decenni in qua pure oggi quando si ricordano le vittime innocenti di questa immane tragedia istriana, la richiesta forte e univoca è quella di far chiarezza sulla vicenda che va raccontata e spiegata alle nuove generazioni in modo che fatti simili non accadano più.
Ricordiamo che stamattina a Pola si è svolta una messa in suffragio delle vittime e quindi sono state deposte corone di fiori da parte dei rappresentanti cittadini, della Comunità nazionale italiana e degli esuli sul cippo che ricorda le vittime di Vergarolla, nell’omonimo parco.
Lionella Pausin Acquavita