Le targhe con i toponimi storici a Capodistria non vanno bene, ma con una soluzione grafica adeguata i toponimi storici possono restare nella loro forma originale. Questo, in sintesi, il parere dell’Istituto per la lingua slovena presso l’Accademia delle arti e delle scienze. Il suo direttore Kozma Ahačič spiega che “le targhe a causa di una certa goffaggine del comune non rispettano la legge sull’uso pubblico dello sloveno. Non si tratta di un grosso problema e ci stupiamo che la questione non sia stata ancora risolta. Le targhe in un’area bilingue dal punto di vista grafico devono far emergere il bilinguismo. In sintesi, quando passeggiamo per le vie dobbiamo avere la sensazione che qui sono di casa l’italiano e lo sloveno e non solo una delle due lingue. L’importante è quindi l’aspetto grafico e non soltanto quello che sta scritto sulle targhe”.
Ma gli antichi toponimi devono essere tradotti o no?
“Questo dipende da come sono fatte le targhe. Per così come sono adesso ci sarebbe bisogno del nome in entrambe le lingue. Se la loro veste grafica fosse diversa, ad esempio simile a quella adottata nel comune di Pirano allora il toponimo potrebbe essere anche in una sola lingua. In sintesi, non si tratta di una rigida clausola, ma l’importante è che la soluzione finale sia tale da rientrare nella legge".
Quindi i toponimi storici possono restare, ma le targhe devono cambiare.
“Sì, e probabilmente le targhe, con il loro colore e la loro grafica dovrebbero far capire che si tratta di un toponimo storico. A Pirano è abbastanza chiaro che è così. Anche con quelle siamo in qualche modo al limite, ma a mio avviso rientrano nell’ambito della legalità”.
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