“Il settore turistico croato lamenta la mancanza di almeno 15 mila dipendenti“. Ad affermarlo Robert Pende che guida l’Ufficio per lo sviluppo, gli investimenti e la concorrenzialità del Ministero per il turismo. “Due terzi ricadono sul settore alberghiero e sulle strutture ricettive in genere mentre la ristorazione ha bisogno di almeno altri 5 mila operai” ha detto l’alto esponente governativo rilevando che è in corso una campagna per il reclutamento di personale estero e che numerose pratiche per l’ ottenimento dei permessi di lavoro stanno per essere evase con la speranza di non mettere a rischio le attività. Al di là delle buone intenzioni sembra di capire però che la carenza di personale si farà sentire durante i mesi estivi e specie nelle zone turistiche più quotate. Anche perché per fare degli esempi nella sola area del Quarnero si lamenta la mancanza di almeno 3 mila tra cuochi, aiuto cuochi, camerieri, addetti alla pulizia, animatori, autisti e altro personale del settore, a Dubrovnik-Ragusa ne impiegherebbero volentieri almeno 2 mila. Neanche la Regione istriana fa eccezione e lo conferma il raddoppio dei permessi rilasciati nei primi 4 mesi dell’ anno: quasi 5 mila 800 contro 2 mila 155. Se si tiene conto che nel 2021, caratterizzato dalla pandemia, i permessi in Regione sono stati complessivamente più di 10 mila 600 allora e’ chiaro il bisogno di nuove risorse umane che mancano non solo nel settore turistico bensì pure in quelli di agricoltura e edilizia. Risorse che non si trovano più nemmeno negli stati dell’ex Jugoslavia da dove proveniva tradizionalmente il flusso dei lavoratori stagionali che sempre più- a detta dei dati a disposizione- vengono rimpiazzati da personale che arriva da Ucraina, Uzbekistan ma anche India, Nepal e Filippine.
Lionella Pausin Acquavita