“Siamo testimoni di un quadro epidemiologico diverso da contea a contea e allora perché non permettere alle aree più virtuose una graduale riapertura“. Questa l’interrogazione che la deputata dietina Katerina Nemet ha fatto ieri in Parlamento e che riassume la discussione in atto in quest’ ultima decina di giorni sull’ asse Istria - Zagabria. Dall’inizio della pandemia in qua è chiaro che la Regione istriana assieme alla sua Unità di crisi, auspica oltre che a un approccio selettivo nell’introduzione delle misure anticovid, pure una maggiore autonomia decisionale che gli esperti della capitale comunque non sembrano intenzionati a cedere. La penisola registra da giorni un miglioramento della situazione con – oggi – 77 casi attivi sugli oltre 200 mila abitanti mentre la locale Unità di crisi anche in passato ha dimostrato di saper affrontare meglio di altre il contesto pandemico; basta ricordare che prima della terza ondata l’Istria era l’ unica regione verde sulla cartina europea.
Basate su analisi e studi concreti quindi anche la richiesta di includere nell’allentamento delle misure gli spazi aperti di bar e ristoranti, proposta naturalmente eliminata da Zagabria che fa’ capire “siamo uno stato e le regole valgono per tutti”. Intanto mentre nelle altre aree del paese gli esercenti dei servizi di ristorazione si stanno preparando alla disobbedienza civile e alla riapertura – nonostante i divieti- dei propri locali, a dissociarsi sono proprio i gestori istriani. “Siamo disposti ad aspettare che il quadro epidemico migliori ulteriormente anche per non compromettere la primavera e la stagione estiva” dicono aggiungendo di aver già pianificato- assieme alle autorità regionali- un graduale ritorno alla cosiddetta nuova normalità che potrebbe partire dall’ 8 febbraio in poi.
Autorità locali che invece – e questa è una competenza a loro demandata e acconsentita- hanno deciso di rinviare il rientro a scuola per gli alunni delle superiori e delle medie superiori. Contrariamente alle altre aree del paese, quelli istriani proseguiranno con la didattica a distanza anche dopo il primo di febbraio. “Una decisione presa assieme ai presidi degli istituti scolastici in base a precedenti conoscenze” ha spiegato il capo della protezione civile Dino Kozlevac che soddisfatto della situazione istriana ha aggiunto: “Bisogna essere cauti e mantenere alta la guardia anche perché il quadro nelle regioni contermini Friuli Venezia Giulia e Litorale sloveno e’ preoccupante”.
Lionella Pausin Acquavita