“Non sono sorpresa e anzi me lo aspettavo perché la Slovenia non fa altro che imitare l’Austria” il commento schietto, diretto di Alenka, cittadina slovena con casa a Plovania che paragona i provvedimenti ai confini istriani con quelli introdotti alle frontiere sloveno-austriache e aggiunge: “Se alla bora servono tre giorni per arrivare a Trieste, a Lubiana servano poche ore per copiare le misure di Vienna”. “Al momento la mia attività a Portorose è chiusa a causa delle regole anti-Covid, mio marito ha cercato di fare il test già ieri, ora è andato a farlo a Parenzo, ma sono preoccupata per i miei due figli poiché frequentano l’elementare di Pirano; non so cosa succederà con la riapertura delle scuole e se dovranno sottoporsi al tampone pure loro”. “Io ho fatto il vaccino contro il coronavirus, ma sono in attesa del secondo richiamo ed ora mi sto informando sui passi da compiere per poter passare la frontiera” ci racconta Lucia pure lei cittadina slovena, residente a Buie e impiegata nel settore sanitario del Litorale.
Sono tante le domande che si pongono i frontalieri istriani delle varie categorie: sloveni con casa in Croazia, croati con lavoro in Slovenia. Dubravko-Dado, impiegato da 30 anni in una tipografia del capodistriano stamattina ci ha detto: “Il mio datore di lavoro mi ha concesso qualche giorno libero e se le cose non cambiano farò il tampone a Umago e quindi quelli successivi in Slovenia; mi e’ stato assicurato che sarà l’impresa a farsi carico delle spese e speriamo che sia così per tutti”.
Disappunto, stizza, rabbia sono i sentimenti registrati nella gran parte di persone che vivono quotidianamente “questi maledetti confini”. Così li ha definiti Sebastian, di madre slovena e padre croato, divorziati e lui a fare la spola tra un pranzo con mamma e a casa con papà. “Siamo cittadini di seconda categoria e quando c’è da mortificare, umiliare qualcuno siamo i primi a venir presi di mira” ci racconta il giovane, aggiungendo “siamo proprio noi che rappresentiamo quel collegamento, quel contatto, quella forza di coesione tra le due aree istriane a pagare per primi e questo mi sembra ingiusto”.
Una forza di coesione che – a giudicare dai testi di stampa e social media - sembra sciogliersi come neve al sole. “Troppi gli sloveni che nonostante la pandemia circolano in Istria; noi abbiamo le nostre seconde case e abbiamo tutto il diritto di stare qua; contagi importati dalla Croazia; contagi importati dalla Slovenia; è tutta colpa di Lubiana; è tutta colpa di Zagabria” tra i commenti più letti da ieri in qua mentre finora mai nessuna delle autorità preposte, ha reso noti gli eventuali dati ufficiali delle reciproche accuse.
Lionella Pausin Acquavita