Il pericolo non è ancora scongiurato del tutto, ma lo stato d’emergenza è revocato. Si può tornare a usare l’acqua del rubinetto per irrigare gli orti, lavare la macchina e si può anche tornare a farsi la doccia in spiaggia, ma il consiglio è di non esagerare visto che le riserve idriche della nostra regione non sono ancora tali da consentire irresponsabili sprechi.
Nelle case i rubinetti non sono rimasti a secco solo grazie ad uno sforzo immane di esercito, pompieri e protezione civile, che hanno riempito i bacini di accumulo grazie alle autobotti. 120 cisterne al giorno per un totale di 1800 metri cubi d’acque, una ogni 12 minuti, hanno evitato che 130.000 – 140.000 cittadini rimanessero senza un servizio fondamentale, con il rischio mettere a repentaglio la salute pubblica.
Il problema dell'acqua non è nuovo nella nostra regione, ma il pericolo questa volta è stato quello di ripetere lo scenario che si era verificato negli anni Ottanta, quando per far fronte all’emergenza le autorità sono state costrette a razionare l’erogazione dell’acqua anche per case ed alberghi. Succede in una zona dove l’acqua non è mai stata abbondante, ma succede anche in un paese come la Slovenia dove l’acqua non è stata mai un problema, tanto che il suo colore caratteristico è proprio il verde dei suoi prati. Ora si tratterà di correre ai ripari per evitare che scenari del genere si ripetano, alla fine “basterebbe” collegare in rete gli acquedotti ed a quel punto le autobotti non servirebbero più.
Stefano Lusa