“La situazione è sotto controllo” dice l’Unita di crisi regionale, visto che le due persone positive erano in isolamento come lo è l’altra decina d’istriani atterrati a Zagabria con il volo da Francoforte del 2 maggio scorso. Le polemiche, specie quelle in rete, si sono però scatenate sulla nazionalità del primo contagiato poiché cittadino spagnolo. A nulla sono valse le spiegazioni: sposato con una croata- che è risultata essere la seconda positiva- aveva tutti i requisiti necessari, ovvero lo status per poter varcare i confini del paese e venire in Istria, Croazia.
Un caso – e sicuramente ce ne saranno tanti altri in futuro- che fa emergere i ragionamenti incoerenti e contraddittori di una società confusa e impaurita che da una parte vuole consumare un espresso al bar, vedersi aprire le frontiere, salvare la stagione turistica e dall’ altra vuole difendere la propria incolumità e salute. Impossibile. In tempi come questi e mai vissuti prima si tratta di concetti divergenti che si escludono a vicenda. Allora sarà un bene abituarci a convivere con il pericolo che può essere allontanato solo con grande responsabilità e con comportamenti maturi. Il primo test -come è stato detto a Pola- potrebbe essere già questo fine settimana, quando si prevede l’arrivo in regione di un migliaio di stranieri: vuoi proprietari di immobili, vuoi parenti, vuoi turisti che dimostrano di aver riservato un soggiorno. Per gli istriani sarà l’occasione di dimostrare volontà di conciliare interessi diversi ed esigenze contrapposte e proverbialmente di “salvare capra e cavoli”.
Lionella Pausin Acquavita