Il prelibato fungo sotterraneo considerato un gioiello della cucina mediterranea, non rappresenta solo una gioia del palato ma una componente di primo piano del patrimonio naturale e dell'identità dell'Istria. Pertanto la sua tutela oltrepassa i confini della dimensione culinaria ed economica in genere. E una volta che il competente organismo approverà la tutela, il bollino potrà venir usato da tutti i produttori o meglio raccoglitori, ovviamente nel rispetto delle condizioni stabilite. "Il primo passo nell'iter - spiega Ivan Vukadinović, vicepresidente dell'associazione Istra - è la raccolta di testimonianze che la denominazione 'tartufo bianco istriano' viene usata nella comunicazione giornaliera e nel commercio. Il secondo passo - aggiunge Vukadinović - sarà la descrizione del tartufo e in questo senso verrà effettuato un sondaggio d'opinione nel quale gli interlocutori potranno descrivere con le loro parole il suo odore e aspetto nonchè il suo habitat naturale. In base ai dati raccolti verrà definita la specificazione del prodotto con la prova della sua provenienza geografica".
Il tartufo bianco istriano, lo ricordiamo, cresce per lo più nel sottosuolo del Bosco di San Marco ai piedi di Montona. Si calcola che ogni anno nel bosco ne vengano raccolte sulle 5 tonnellate con destinazione principale i ristoranti italiani. L'intero percorso di tutela si presenta lungo e articolato, però una volta raggiunto l'obiettivo l'Istria vanterà un altro prodotto sotto tutela che promuoverà la regione e arricchirà l'offerta turistica, come già avviene ad esempio per il tipico prosciutto istriano.
Valmer Cusma
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