Foto: Twitter
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Se a Donetsk e Lugansk annullano le parate, si può sempre fare un pensierino per Zagarolo. Il prossimo 8 maggio, infatti, la sezione locale del Partito Comunista ha organizzato la "Festa della vittoria", in cui si celebrerà la “liberazione dell’Europa dal nazifascismo da parte dell’Unione Sovietica”.

Appuntamento alle 10.30 al cimitero di Palestrina presso il sacrario dei caduti partigiani sovietici per una cerimonia commemorativa; seguire alle 12.30 presso i locali della sezione del partito un dibattito a tema, per “onorare la Grande Guerra Patriottica dell’Unione Sovietica che ha portato alla Liberazione d’Europa dalla Bestia Fascista”, che si concluderà con un pranzo sociale.

Un'occasione, spiegano gli organizzatori in un post, per "ribadire i valori comunisti" e contrastare "la narrazione unica" che vigerebbe secondo loro in Occidente, dove dicono si stanno riabilitando "simboli e gesta dei Nazifascisti, con una NATO un UE che armano il Battaglione Azov Nazista e Banderista" e con "l’Italia in prima fila contro la Resistenza del Donbass e nell’invio di armi contro i loro alleati russi".

A dissociarsi immediatamente da quest'iniziativa, pubblicizzata con una locandina nella quale sopra un'immagine d'epoca dell'esercito sovietico capeggia una Z maiuscola di Zagarolo, che richiama quella presente sui mezzi militari delle truppe russe in Ucraina, è stato proprio il comune laziale che ha ricordato il lavoro fatto in queste settimane per accogliere le famiglie in fuga dalla guerra e a favore della pace .

Una manifestazione che da molti è stata immediatamente bollata come una provocazione e che sta sollevando non poche polemiche e attirando critiche politiche e istituzionali. Da destra, ma anche da sinistra, ci si sta confrontando sull'opportunità o meno di proporre una manifestazione di questo tipo in un momento come questo e soprattutto di riprendere acriticamente i simboli della propaganda russa.

A difendersi in queste ore sempre sui social i comunisti di Zagarolo che spiegano che la festa era già stata organizzata anche l'anno scorso e che si tratta solo di una commemorazione dei caduti sovietici nella zona dei Monti Prenestini, e che, quindi, da parte loro non ci sarebbe alcun intento provocatorio. Per quanto riguarda la 'Z', aggiungono, si tratta del nastro di San Giorgio, un nastro commemorativo che c'è anche questo sempre stato e, quindi, anche in questo caso si è trattato solo di un qui pro quo.

Barbara Costamagna