Molti ritengono la scuola la prova più complessa per il governo italiano, e le risposte arriveranno a breve: dopo qualche rientro anticipato, oggi si sono riaperti i battenti delle scuole per 5,6 milioni di ragazzi e ragazze.
L’ultima volta avevano visto i propri compagni e in professori in aula a marzo, poi il lockdown e le misure anti Covid li avevano tenuti a casa, con la didattica a distanza per il resto dell’anno. Oggi però è il giorno del rientro, scaglionato per cercare di evitare assembramenti che però si sono verificati a tratti di fronte a molte scuole della penisola.
Da settimane il Ministero dell’Istruzione sta diramando indicazioni e regole per garantire un rientro in sicurezza, ma le polemiche non sono mancate, sia per la difficoltà nel rispettare tutte le regole imposte, sia per aspetti diventati ormai dei tormentoni, come la fornitura dei banchi monoposto e di quelli, molto più vituperati, con le rotelle.
Proprio quella dei banchi è una vicenda ancora in divenire: solo alcune scuole e città hanno ricevuto il materiale, e non sono mancati dirigenti che hanno deciso di provvedere in autonomia, contattando altri istituti che avevano dei banchi in più.
Quello dei banchi non è però che uno dei temi, accanto alle misure igieniche, i tempi di ingresso e uscita, il distanziamento da far rispettare ai bambini ai ragazzi, che hanno anche diviso il governo dalle regioni. In Piemonte ad esempio è stata disposta la misurazione della temperatura all’ingresso a scuola, responsabilità invece lasciata ai genitori nel resto del paese.
Lo stesso premier Giuseppe Conte, che giorni fa aveva deciso di affiancare la ministra Lucia Azzolina nello spiegare che la scuola al momento è la priorità del governo, ha riconosciuto che "ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all'inizio".
Difficoltà puntualmente sottolineate sia da parte degli studenti, che in molte scuole, come ad esempio a Milano, hanno protestato contro le regole del governo che vietano momenti di socialità come l'intervallo, sia da parte dello organizzazioni sindacali dei docenti che sottolineano come, pur in una condizione di oggettiva difficoltà, il governo non abbia avviato alcun piano di investimenti per migliorare e mettere in sicurezza le strutture scolastiche, e, nonostante gli annunci, non siano state trovate strutture in grado di metter fine al sovraffollamento delle aule, che mette a rischio la salute di studenti e insegnanti, costringendo molte scuole a riaprire con orario ridotto e provvisorio. Si calcola che il 20 per cento degli istituti, anche per decisone delle regioni di attendere la prossima settimana quando gli edifici saranno sedi di seggio, non abbiano riaperto nella giornata di oggi.
Alessandro Martegani