Dopo le richieste delle organizzazioni degli esuli e anche un ordine del giorno approvato dalla commissione cultura del Senato, ora arriva anche una proposta di legge per consentire la revoca del Cavalierato di Gran Croce, con Gran Cordone a Josip Broz Tito, onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica italiano Giuseppe Saragat il 2 ottobre 1969.
Il dibattito sulla richiesta di revoca della più alta onorificenza, concessa dal governo italiano a Tito, è cresciuto negli ultimi anni, dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo, a memoria degli eccidi avvenuti sul confine orientale nel dopoguerra, ma la Presidenza della Repubblica, alle specifiche richieste delle organizzazioni degli esuli, aveva sempre opposto il principio secondo cui non è possibile revocare un’onorificenza a una persona defunta, perché non è in grado di opporsi al provvedimento, che viene disposto solo in caso d’indegnità.
Proprio su questo punto interviene la proposta di legge che vede come primo firmatario il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, attesa a breve dall’aula di Montecitorio. La norma punta a modificare la legge del 3 marzo 1951 n. 178, (che recita “Salve le disposizioni della legge penale, incorre nella perdita della onorificenza l’insignito che se ne renda indegno”, e “la revoca è pronunciata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta motivata del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dell’ordine”), aggiungendo una frase all’articolo 5: “In ogni caso incorre nella perdita della onorificenza l’insignito, anche se defunto, qualora si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità”.
La legge, se approvata (e vista l’attuale maggioranza le possibilità sono molto buone), consentirà di superare il problema legale, che altrimenti avrebbe potuto essere affrontato solo ritirando l’onorificenza e attendendo un ricorso degli eventuali parenti per poi metter tutto nelle mani della Corte costituzionale.
Lo stesso Rizzetto, nel presentare la proposta, ha ricordato come sia “davvero assurdo e paradossale il fatto che la Repubblica italiana, da un lato, riconosca il dramma delle foibe e celebri la memoria delle sue vittime in occasione del Giorno del ricordo e, dall’altro, annoveri tra i suoi più illustri insigniti proprio chi ordinò la pulizia etnica degli italiani in Istria e nell’Adriatico orientale”.
Alessandro Martegani