Dopo i primi incontri con i gruppi parlamentari meno numerosi, ma fondamentali per reggere la maggioranza al Senato e il pranzo con il presidente della, Camera Roberto Fico, diventato un punto di riferimento per Giuseppe Conte per dare stabilità alla nuova maggioranza, il Premier incaricato ha avviato questa mattina le consultazioni con i gruppi parlamentari più consistenti.
Fratelli d’Italia e Lega hanno fatto capire subito che non faranno sconti a una maggioranza che ritengono illegittima e contraria alla volontà del paese. Sia Giorgia Meloni sia Matteo Salvini, che hanno annunciato manifestazioni contro il futuro governo, hanno deciso di non essere presenti alle consultazioni con Conte, limitandosi a mandare i capigruppo.
La prima delegazione a varcare la soglia di Palazzo Chigi è stata proprio quella di Fratelli d’Italia, che con il capogruppo alla Camera wha confermato “una opposizione senza sconto alcuno a un governo inaccettabile”.
Lucia Borgonzoni ormai ex sottosegretario della Lega al termine della consultazione, ha anche fatto un “appello alla coscienza dei senatori a non votare - ha detto - questo mercificio". Durissimo anche Matteo Salvini: “Questo governo nasce a Bruxelles per far fuori quel rompipalle di Salvini. Siamo ancora in tempo - ha aggiunto - per andare al voto”.
Nessun appoggio anche da Forza Italia che però ha confermato di volersi opporre al governo in Parlamento.
Conte, il Pd e i 5 Stelle sono però determinati a dare vita al governo nonostante le distanze che ancora separano i due partiti, sia sul programma, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti avrebbero per ora solo stilato una bozza in nove punti, sia sui nomi del nuovo esecutivo. Gli stessi esponenti del Pd confermano che ci sono ancora distanze importanti, e non intendono cedere né sulla vicepresidenza a Di Maio, né sulla consultazione sulla piattaforma Rousseau, punti ribaditi invece dai 5 Stelle.
È soprattutto il voto on line a dividere: dovrebbe avvenire mercoledì prossimo, vale a dire il giorno prima del possibile giuramento del nuovo governo, e in caso di esito contrario all’accordo la maggioranza sarebbe in serio imbarazzo.
Questioni a cui Conte, dovrà far fronte, mediando fra le due forze politiche e magari facendo qualche scelta personale per risolvere i problemi delle nomine nel governo.
Alessandro Martegani