Tre le riforme che preoccupano il premier italiano Mario Draghi, tanto da averlo indotto a convocare urgentemente un Consiglio dei ministri ed a scrivere al presidente del Senato Casellati; si tratta del ddl concorrenza, il complesso nodo della concessioni balneari e la riforma dell'ordinamento giudiziario, che approderà in Aula al Senato solo dopo il referendum del 12 giugno, come ha imposto la Lega.
Uno slittamento per la campagna elettorale che si è andato ad aggiungere a quello della delega fiscale (riforma anch’essa legata al Pnrr) e del decreto Aiuti. Palazzo Chigi deve quindi imprimere un'accelerazione, come ha dichiarato lo stesso Draghi, in visita ad una scuola media a Sommacampagna, sottolineando che non è stato eletto, ma nominato dal Presidente della Repubblica proprio per agire.
Sono quindi le concessioni balneari l’ultimo tassello per sbloccare lo stallo del ddl Concorrenza, riforma cruciale in chiave Pnrr ma ferma in commissione Industria al Senato. Il Governo vuole seguire la sentenza del Consiglio di Stato, secondo cui le concessioni in essere sono efficaci fino alla fine dell’anno prossimo e non fino al 2033.
A considerare insufficiente il punto di mediazione erano stati i due partiti di centrodestra al Governo, Forza Italia e Carroccio. La trattativa è andata avanti per tre mesi dopo che l’emendamento sui balneari era passato in Consiglio dei ministri il 15 febbraio. Ora Draghi ha fissato la scadenza invalicabile: il ddl Concorrenza deve andare in Aula al Senato entro il 31 maggio, per poi consentire il passaggio alla Camera. Se necessario il governo ricorrerà alla fiducia. Si ricomincia martedì 24 in commissione.
"Sulla concorrenza troveremo un accordo come abbiamo fatto per il catasto", ha affermato il leader della Lega, Matteo Salvini, che non ha dubbi sul fatto che il provvedimento sarà votato senza fare ricorso alla fiducia. Il leader della Lega ha fatto riferimento alla necessità di garantire il diritto di prelazione alle piccole imprese.
"Non penso che il governo rischi né per le spiagge né per il termovalorizzatore di Roma. Certamente mi ha stupito il Consiglio dei ministri convocato all'improvviso perché penso che per me, per tutti gli italiani e per mezzo mondo la priorità sia la pace", ha detto successivamente Salvini.
Anche la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm ha subito un rallentamento. La maggioranza ha trovato un accordo per portare il testo in Aula al Senato (il testo è stato approvato dalla Camera a fine aprile) il 14 giugno, vale a dire due giorni dopo la celebrazione dei referendum, come ha imposto la Lega.
L’altra riforma bloccata per contrasti interni alla maggioranza è la delega fiscale. A pesare, anche in questo caso, è la posizione dei due partiti di centrodestra che sostengono il Governo, Forza Italia e Lega, contrarie a «nuove tasse sulla casa e sui risparmi degli italiani».
Davide Fifaco