“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione”. Con questa formula, pronunciata a memoria nonostante il foglio posto sulla scrivania del salone delle feste del Quirinale, e con un po’ di emozione, Giorgia Meloni è diventata ufficialmente la prima donna, ma soprattutto la prima politica proveniente dalla tradizione della destra italiana, a diventare Presidente del consiglio.
Dopo aver accettato l’incarico ieri sera senza riserve e, anche questa è una novità, aver presentato contestualmente la lista dei ministri, il nuovo governo ha già giurato di fronte al Presidente della Repubblica, entrando in carica. Fra i primi a congratularsi con Giorgia Meloni ci sono stati i vertici europei, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ma anche il premier ungherese Viktor Orban.
Ad osservare la cerimonia nel salone delle feste del Quirinale, fra gli alatri anche il compagno della premier, Andrea Giambruno e la figlia Ginevra, che Giorgia Meloni ha salutato con la mano mentre si dirigeva al centro della sala per il giuramento.
Dopo la neo premier, si sono succeduti di fronte a Sergio Mattarella per pronunciare la formula di rito tutti i 24 ministri, uno in più rispetto al governo guidato da Mario Draghi, che domani passerà le consegne a Giorgia Meloni nella tradizionale “cerimonia della campanella”; subito dopo, alle 12.00, si terrà il primo Consiglio dei ministri con l’ufficializzazione degli incarichi ai ministri senza portafoglio, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al segretario del Consiglio dei ministri.
Dalla lista dei ministri non emergono molte sorprese rispetto alle indiscrezioni dei giorni scorsi, nonostante un piccolo incidente diplomatico: le deleghe di due ministri erano state invertite nel comunicato di Fratelli d’Italia, che aveva assegnato a Paolo Zangrillo l’Ambiente e sicurezza energetica e a Gilberto Pichetto Fratin la Pubblica Amministrazione, una svista che però aveva già innescato reazioni prima di essere rettificata.
I ruoli chiave hanno rispettato le attese, anche se forse non i desideri di Forza Italia: l’economia è stata affidata a Giancarlo Giorgetti della Lega, le Infrastrutture a Matteo Salvini che sarà anche vicepremier, così come il numero due di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha ottenuto anche il ministero degli esteri, ma Forza Italia non ha strappato la giustizia, andata a Carlo Nordio, ex magistrato eletto con Fratelli d’Italia, come voleva Giorgia Meloni. Ad Elisabetta Casellati invece sono state assegnate le riforme. Il ministro dell’interno sarà Matteo Piantedosi, capo di gabinetto quando il titolare del ministero era Matteo Salvini. La difesa sarà affidata a uno dei fondatori di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto.
Più che sui nomi dei ministri però, si ragiona sulle nuove definizioni dei ministeri: il ministero del Sud sarà anche “ministero del Mare”, quello della famiglia è diventato “Famiglia, natalità e Pari opportunità", il ministero dell'istruzione cambia nome in "Ministero dell'Istruzione e del merito", quello dello sviluppo economico, ha visto aggiungere la definizione “del Made in Italy”, la transizione ecologica si chiamerà “Ambiente e sicurezza energetica”, e le Politiche agricole cambiano in “Agricoltura e sovranità alimentare”. Un linguaggio che rappresenta già un cambiamento, e un segnale di una politica che guarda ai valori della destra e della tutela degli intessi nazionali.
Alessandro Martegani