La scena politica in Italia ha improvvisamente riassunto i toni da campagna elettorale.
Dopo il fallimento dei tentativi di mediazione prima fra centro destra e Movimento 5 Stelle, poi fra 5 Stelle e Pd, le possibilità di avviare un governo di legislatura sembrano essere ormai ridotte al minimo se non definitivamente tramontate, ma anche la possibilità di un governo del presidente, l'opzione più probabile, sta incontrando molte resistenze, tanto da spingere le forze politiche a pensare alle elezioni.
Le chiede esplicitamente il Movimento 5 Stelle, che negli ultimi giorni, dopo il fallimento delle trattative e il pessimo risultato in Friuli Venezia Giulia, ha abbandonato i toni moderati post voto e ricominciato a battere su temi come il referendum sull'euro.
Il ritorno alle urne non spiacerebbe nemmeno alla Lega, che sta guadagnando consenso nonostante lo stallo degli ultimi due mesi, ma Matteo Salvini, contrario a un governo istituzionale, ha tentato un ultimo contatto con il Movimento 5 Stelle per formare un governo di scopo, mentre sembra tramontare l'idea di un esecutivo di centro destra che vada a cercarsi i voti in aula: difficilmente Matterella assegnerà un incarico al buio senza una maggioranza certa.
Silvio Berlusconi, più possibilista sul governo del presidente, starebbe comunque cercando possibili appoggi per raggiungere la maggioranza, ma si tratta di decine di seggi, non facili da trovare.
Decisamente contrari a un ritorno alle urne sono invece gli esponenti del Pd: la direzione del partito ha votato contro all'intesa con i 5 Stelle, ma i malumori per le fughe in avanti di Matteo Renzi non sono superati.
In ogni caso il momento della verità sta per arrivare: lunedì al Quirinale saliranno tutte le delegazioni per partecipare alle consultazioni che saranno chiuse dai presidenti di Camera e Senato. Se non emergerà una soluzione politica, Matterella sembra determinato a decidere in autonomia e provare a formare un governo del Presidente, ultima spiaggia prima di un ritorno alle urne.