È stato definito un colpo di scena, ma la decisione di azzerare il Consiglio di amministrazione e andare a una nuova assemblea degli azionisti era probabilmente una strada obbligata per la Juventus, una delle squadre più amate e seguite in Italia, al centro da mesi di una crisi finanziaria più che sportiva.
A far decidere per le dimissioni in blocco del presidente Andrea Agnelli e di tutto il Cda sono stati soprattutto i conti in rosso e le indagini della magistratura e della Consob, l’ente di controllo sulla borsa: i bilanci della Vecchia Signora sono infatti nel mirino dei magistrati, per alcune manovre sospette su stipendi e plusvalenze, che hanno portato all’ipotesi di falso in bilancio. Si tratta di dati su cui anche la Consob vuole vederci chiaro, anche alla luce del pesante e ormai costante passivo nei bilanci della società: l’ultimo rapporto parla di un rosso di 253 milioni quest'anno, dopo la perdita di 209 milioni dell'esercizio precedente.
A tutto questo si aggiungono anche i risultati di una squadra che, dopo i nove scudetti consecutivi dell’era di Andrea Agnelli, quest’anno è stata eliminata dalla Champions League già nella fase a gironi ed è lontana dalle posizioni di testa in campionato.
Una situazione che ha portato il Cda alla decisione all'unanimità di lasciare in blocco, non senza polemiche però: prima della decisione di dimettersi dei consiglieri, c’erano state le dimissioni di Daniela Marilungo, membro del Comitato Controllo, che aveva sottolineato “l'impossibilità di esercitare il proprio mandato con la dovuta serenità e indipendenza”, lamentando di non aver potuto ottenere le informazioni necessarie dallo stesso Cda. E che non ci fosse più accordo nelle dirigenza lo conferma lo stesso Agnelli, in una lettera diffusa dopo la riunione. “Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento - ha scritto il presidente bianconero - bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita”.
Un autentico terremoto: la Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla anche la Juventus, ha già nominato un nuovo presidente della società bianconera, si tratta di Gianluca Ferrero, commercialista, revisore, sindaco e amministratore di varie società, e comunicherà la lista completa dei candidati per il rinnovo del Cda prima dell'assemblea degli azionisti del 18 gennaio. La squadra però rischia concretamente il fallimento: il titolo è stato sospeso per eccessiva volatilità in borsa, e perde il 5 per cento.
Si tratta in ogni caso della fine di un’era, quella di Andrea Agnelli, presidente-tifoso per 12 anni alla guida della società, un periodo che ha visto nove scudetti consecutivi, due finali di Champions, e acquisti di giocatori come Cristiano Ronaldo, fino alle perquisizioni della Guardia di Finanza e all'inchiesta sui bilanci di magistratura e Consob.
L’addio di Agnelli è stato accolto però con favore dai club degli ultras, che non avevano mai gradito l’ingaggio dell’allenatore Allegri e inoltre imputavano alla dirigenza di aver segnalato alle forze dell'ordine i gruppi più violenti, portando alla condanna dei leader storici della Curva Sud.
La Juventus non è però l’unica società dell’arcipelago della famiglia Agnelli che ha visto delle dimissioni: oggi ha lasciato anche il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, a Maranello da 28 anni. Binotto, ingegnere motorista, ricopriva il ruolo di team principal dal 2019 dopo una lunga carriera in Ferrari. A portare Binotto alla decisione le scarse soddisfazioni delle ultime stagioni e anche i difficili rapporti con il pilota di punta, Charles Leclerc.+
Alessandro Martegani