Quella scatenata dalle dichiarazioni del vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, più che una discussione sulla pace fiscale, assomiglia molto di più a una vera e propria battaglia interna alla maggioranza.
L’idea di reperire risorse per lo Stato offrendo a chi ha dei conti in sospeso con il fisco la possibilità di sanare tutto con un accordo economicamente conveniente, non è nuova e sta nel repertorio della Lega da tempo, ma l’incursione di Matteo Salvini sembra non esser stata gradita né agli alleati di Fratelli d’Italia, né alla stessa Agenzia delle entrate.
Salvini, rispolverando l’abitudine delle uscite ad effetto durante l’estate, aveva chiesto una "grande, definitiva pace fiscale" per liberare, ha aggiunto "milioni di italiani, da troppi anni ostaggio dell'Agenzia delle Entrate". Una posizione nota, gradita alla classe di piccoli e medi imprenditori in cui la Lega pesca molti dei suoi voti, ma della quale non c’è traccia nella riforma fiscale appena varata dal Consiglio dei ministri, e che ha innescato le prevedibili reazioni, a partire da quella del direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che ha ricordato come “combattere l'evasione fiscale non voglia dire perseguitare i contribuenti, ma sia invece un atto di giustizia nei confronti - ha aggiunto - di tutti coloro, e sono la stragrande maggioranza, che pagano le tasse anno dopo anno”.
L’intervento del numero uno dell’Agenzia delle entrate non ha però scoraggiato Salvini, che ha ribadito come “la pace fiscale sia vantaggiosa per lo Stato". Si tratta però di una teoria che contrasta con i dati, visto che anche nelle rottamazioni delle cartelle decise nel corso degli ultimi anni, i fondi raccolti sono stati meno della metà rispetto a quelli preventivati, riscendo a riportare nelle casse dello Stato solo una minima parte dei 1.153 miliardi che rappresentano la massa di tasse non riscosse in Italia.
L’intervento di Salvini ha diviso anche la maggioranza, che fra l’altro in questi mesi ha approvato più di un condono o agevolazioni per chi ha questioni con il fisco. Se il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia, ha preso le distanze dal leader leghista, il ministro degli esteri e vicepremier di Forza Italia Antonio Tajani ha ricordato come il suo partito sia sempre stato favorevole a una pace fiscale “e sono ben lieto - ha aggiunto - che la Lega e Salvini scelgano di seguirci su questo piano".
Le opposizioni invece attaccano: l'ex premier e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha accusato il governo di "incitamento all'evasione fiscale”, mentre Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Partito Democratico, ha ricordato come “alla promessa di una pace fiscale definitiva, è seguita un’altra pace fiscale definitiva, e poi condoni tombali di ogni genere e tipo, a riprova che quando è legittimata l’evasione – ha concluso - non si arresta mai”.
Alessandro Martegani