La tragedia di Cutro si trasferisce a Montecitorio dove il ministro dell’interno Matteo Piantedosi è intervenuto per parlare alla commissione Affari costituzionali delle linee programmatiche del suo ministero.
Un confronto che avrebbe dovuto essere più ampio, ma che si è concentrato soprattutto sulla strage di migranti avvenuta lungo le coste della Calabria e costata finora 67 morti accertati.
Sulla dinamica dei fatti e sull’intervento dei soccorsi, oltre che sulle dichiarazioni del ministro che aveva sottolineato la responsabilità di chi decide di partire in condizioni di mare non facili, si erano innescate molte polemiche, e l’intervento è stato un’occasione per cercare di fare chiarezza su fatti, al centro di un’indagine della magistratura.
In particolare ha fatto discutere la versione dell’agenzia europea Frontex, che aveva rivelato di aver segnalato con ampio anticipo l’arrivo dalla Turchia dell’imbarcazione carica di migranti, che ha fatto naufragio su una secca a poche centinaia di metri dalla costa dopo quattro giorni di viaggio, causando la morte di decine di persone.
Piantedosi ha detto che la sorveglianza aerea Frontex non aveva segnalato una situazione di pericolo a bordo, “poi – ha aggiunto - c'è stato un peggioramento delle condizioni meteo”, che avrebbe reso difficili i soccorsi e causato il naufragio. “Le migrazioni sono una questione europea, che hanno bisogno di risposte europee", ha sottolineato, affermando di aspettarsi misure concrete da Bruxelles.
Le spiegazioni non hanno però convinto i membri dell’opposizione che hanno chiesto le dimissioni del Ministro, fra questi anche la neo segretaria del Pd Elly Schlein: “Sono rimasta – ha detto - molto colpita dalle parole di Piantedosi, sul fatto che la disperazione non possa mai giustificare alcune condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli. Sono dichiarazioni indegne di un ministro, disumane e inadeguate al ruolo”.
"Le persone che partono fuggono da guerre, da discriminazioni e da torture, da situazioni che il ministro, dall'alto dei suoi privilegi, non ha mai vissuto nemmeno da lontano. Queste dichiarazioni - ha concluso difendendo anche il ruolo delle Ong - hanno trasformato le vittime in colpevoli”.
Alessandro Martegani