Proteste, segnalazioni di compravendite di voti e irregolarità, un servizio televisivo e perfino un fascicolo aperto dalla procura di Roma su presunti brogli elettorali.
La settimana che ha seguito il risultato delle elezioni ha visto, accanto al confronto politico in Italia, anche il crescere delle polemiche sulla regolarità delle procedure di voto degli italiani all’estero.
A far finire in primo piano i presunti brogli è stata la trasmissione televisiva “Le Iene” che aveva denunciato casi di compravendita di plichi di schede ancora da votare, mandando in onda anche le immagini di una cena elettorale in cui si raccoglievano le buste.
Compravendite di voti si sarebbero verificate a Colonia, in Germania, dove sarebbero stati comprati tremila voti, ma anche in Canada, e segnalazioni erano giunte anche da alcuni Consolati, anche se il Ministero degli Affari Esteri ha smentito che si siano verificare irregolarità.
In Argentina però sono state segnalate dai rappresentanti di lista del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero migliaia di schede con colore diverso e l’intestazione sbagliata, “Camera dei Diputati”, tutte con il voto allo stesso partito e la preferenza allo stesso candidato: anche per questo in Argentina sarebbero stati annullati 38mila voti alla Camera e 22mila al Senato.
Una situazione che, accanto ai ritardi nella consegna dei plichi che avrebbero tolto il diritto di voto a migliaia di italiani all’estero, ha messo in luce i limiti dell’attuale sistema del voto per posta: tutte le forze politiche che si presentano nelle circoscrizioni all’estero chiedono una riforma del sistema, e il Movimento 5 Stelle ha proposto anche di sostituire l’attuale voto per posta con il voto online.
Alessandro Martegani