Il recente rapporto pubblicato da Kaspersky evidenzia come solo l'11% delle organizzazioni sanitarie italiane utilizza dispositivi medici con software aggiornati. L'89% usa, invece, nella maggior parte dei casi, dispositivi medici con un sistema operativo obsoleto a causa di problemi di compatibilità, costi elevati degli aggiornamenti o per la mancanza di conoscenze tecnologiche interne. Questo comportamento espone le organizzazioni sanitarie a maggiori vulnerabilità e rischi informatici, come si è visto durante la pandemia.
Solo il 20% degli operatori sanitari italiani crede che la loro organizzazione sia in grado di intervenire con efficacia e bloccare gli attacchi alla sicurezza ed alle violazioni di perimetro. La medesima percentuale è certa che l'organizzazione di appartenenza disponga di una protezione di sicurezza hardware e software aggiornata ed adeguata.
Inoltre, il 50% degli intervistati ha ammesso di aver già sperimentato incidenti che hanno causato una fuga di dati, il 40% un attacco che ha messo fuori uso un sito, mentre il 30% un attacco che ha bloccato gli accessi al sistema o ai file personali.
Il General manager di Kaspersky Italia, Cesare D'Angelo, ha spiegato che il settore sanitario si sta evolvendo verso l'adozione di dispositivi connessi in grado di soddisfare la domanda di maggiore accessibilità alle cure. Questo comporta anche alcune sfide di cybersecurity. Ad oggi, esistono soluzioni e misure disponibili che possono aiutare a minimizzare i rischi di una strategia di modernizzazione nella sanità. Queste misure, insieme alla formazione del personale medico, possono aumentare significativamente il livello di sicurezza, ha concluso D'Angelo.
Davide Fifaco