Oggi si festeggia in tutta Italia in settantacinquesimo della Festa della Liberazione, che ricorda la sconfitta del nazifascismo nel 1945. A Trieste la tradizionale manifestazione si svolge senza pubblico alla Risiera di San Sabba mentre in tutto il paese è stato organizzato un flashmob sulle note di Bella Ciao. Anche in questi giorni non sono, però, mancati gli attacchi da parte di alcuni esponenti di destra che vorrebbero rivedere il significato di questa celebrazione.
“Ogni anno c’è una qualche proposta che vorrebbe modificare il senso del 25 aprile”, ci spiega lo storico Claudio Vercelli, “lo si fa magari alternando anche solo con falsa ingenuità il rapporto che intercorre tra liberazione e libertà in senso lato".
"Io penso che bisogna considerare il fatto che in Italia il 25 aprile del 1945 e i giorni successivi ad esso", ci dice Vercelli, "e quello che ne conseguì con il passaggio da una monarchia alla repubblica e l’introduzione di una costituzione progressiva, non progressista, basata sui diritti e sulla loro realizzazione, si accompagnarono alla coesistenza di forze che si richiamavano a vario titolo al Regime definendosi come tali neofasciste. Queste forze sono state in qualche modo integrate all’interno del tessuto politico e parlamentare italiano. La lotta al fascismo non implica, però, l’eliminazione dal punto di vista fisico dei fascisti e questo è il primo aspetto. Il secondo aspetto per capire ciò che sta accadendo è che tra le libertà sancite dalla costituzione c'è anche quella di espressione ed opinione che permette pure la manifestazione di idee che sono fortemente stridenti con il dettato stesso costituzionale".
"Alcune forze politiche stanno dimostrando di non essere riuscite a fare i conti con il proprio passato", conclude lo storico passando alla stretta attualità, "questo, però, è essenzialmente un problema loro e non degli italiani o quantomeno degli italiani che credono nella democrazia come è abbondantemente dimostrato dai fatti”.
Barbara Costamagna