La senatrice Rojc ha elaborato e presentato una proposta per garantire la rappresentanza al Parlamento italiano di un deputato della minoranza slovena della regione Friuli-Venezia Giulia. In pratica si tratta di una aggiunta costituzionale, come lei stessa ci ha spiegato.
“Si tratta di una riforma costituzionale con l'aggiunta. Appunto. all'articolo 56. della assicurazione per la tutela del posto di un parlamentare alla Camera dei deputati riservato alla minoranza slovena. Questo si è reso necessario dopo il taglio dei parlamentari che, sia l'onorevole Serracchiani alla Camera, che io al Senato, abbiamo ovviamente fortemente discusso ed invece difeso la necessità che si aggiunga un numero, per il Senato o per la Camera, per il Friuli-Venezia Giulia, visto che la nostra Regione da quella riforma costituzionale del taglio dei parlamentari è una tra le più colpite. Ricordo che ci sarà circa il 40% in meno di rappresentanza politica in Parlamento, che vuol dire un grave vulnus per la democrazia. A questo punto, visto che finora, dal 1963 è stato prima Il partito comunista, poi il centro-sinistra, con il DS ed il Partito Democratico, a garantire un posto eleggibile ad un rappresentante della comunità slovena in Italia, questo si renderà, ovviamente, sempre meno facile da attuare visti i posti limitati ed a questo punto, appoggiandomi naturalmente agli articoli 2, 3 e 6 della Costituzione, al Memorandum di Londra, al Trattato di Osimo del 1975, alla legge 482 che determina gli sloveni in Italia come una delle minoranze storiche, assieme ai germanofoni ed ai francofoni, appoggiandomi pure al famigerato articolo 26 della legge 38 del 2001, che dovrebbe facilitare l’elezione di un rappresentante sloveno nelle due camere addirittura, fattami forza di tutto questo, c'erano le basi per poter presentare una riforma costituzionale, che ho affidato, ovviamente, ad uno studio legale di Roma, prima della pausa causata dal covid, una expertise al professor Giuliano Salberini del Centro nazionale di ricerche, che mi aveva preparato un documento in cui spiegava tutte le basi giuridiche, tutte le leggi, che avrebbero potuto servire per sancire appunto la necessità ed il diritto ad avere un posto in parlamento per gli sloveni. Questa necessità l'abbiamo definita come “Diritto di tribuna” che spetta a tutti i cittadini del Paese, dello Stato italiano, senza discriminare nessuno. Questa, a mio parere, sarebbe stata, se non lo avessi fatto, una grave forma di discriminazione a cui ho cercato ed abbiamo cercato di sopperire”.
Inoltre, se vogliamo, possiamo considerare quello Sloveno, che garantisce una rappresentanza della minoranza italiana all'interno del parlamento, un modello che potrebbe seguire anche l'Italia.
"In tutti gli incontri bilaterali tra Slovenia e Italia e in tutti gli incontri ed i massimi vertici con i ministri italiani e sloveni, così come il 13 luglio dopo la visita dei due presidenti a Basovizza, in un incontro alla prefettura, ho esposto ai due presidenti, la necessità di sostegno da parte loro di questa nostra richiesta, di avere appunto il diritto di tribuna ed ovviamente il presidente Pahor ha esposto sempre la necessità di una certa reciprocità, perché è chiaro che la Comunità italiana, in Slovenia, ha un proprio rappresentante e non è mai stato posto il problema sui numeri che compongono la minoranza, perché quello è veramente irrilevante. Poi mi sono rivolta anche all'Alto Commissario per le minoranze dell'Osce, l'ambasciatore Zannier, che ovviamente sa benissimo quanto sia la percentuale delle minoranze in Europa, siamo al 15% di tutta la popolazione, e mi ha dato chiaramente una rassicurazione che, nel caso non passasse, l'Europa era pronta a sostenerci".
Davide Fifaco