L'Unione europea ha avvisato: la decisione dell'Italia di limitare l'ingresso anche a chi arriva da Paesi UE avrà un impatto sul vertice di queste ore. Ma il premier Draghi tira dritto è spiega: alla base della decisione presa martedì dal governo, con un'ordinanza c'è un dato importante, l'incidenza della variante Omicron in Italia è per ora, secondo l'Iss, solo dello 0,19% mentre dilaga all'estero.
Draghi ha aggiunto: "La stretta sui viaggi serve a difendere con le unghie e i denti una normalità che l'Italia ha conquistato al prezzo di 134mila morti". Da oggi e fino al 31 gennaio scatta quindi l'obbligo di test negativo in partenza per tutti gli arrivi in Italia dai Paesi dell'Unione europea.
Per i non vaccinati, oltre al test negativo, è prevista la quarantena di 5 giorni. È stato confermato che il provvedimento non riguarda i cittadini transfrontalieri: la norma non si applica agli spostamenti per chi risiede entro i 60 chilometri dalla frontiera. Per i bambini tra i 5 e gli 11 anni non è previsto il Green pass; perciò, quelli che entrano in Italia con i genitori non dovranno passare 5 giorni in quarantena se i famigliari sono vaccinati o guariti dal coronavirus.
Il presidente del Consiglio, nell'informativa alla Camera in vista del Consiglio UE ha spiegato che l'inverno e la diffusione della variante Omicron, risultata molto più contagiosa, impongono la massima attenzione nella gestione della pandemia. I contagi sono in aumento in tutta Europa: nell'ultima settimana, nella UE, si sono registrati in media 57 casi al giorno ogni 100.000 abitanti.
In Italia, l'incidenza è più bassa, quasi la metà, ma è comunque in crescita. Il Governo ha deciso di rinnovare lo Stato di emergenza fino al 31 marzo per avere tutti gli strumenti necessari per fronteggiare la situazione. Draghi ha inoltre voluto incoraggiare chi non si è vaccinato a farlo al più presto e chi ha fatto le prime due dosi a fare la terza appena possibile, sottolineando che secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità i non vaccinati hanno un rischio di morire 11 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto la seconda dose, e quasi 17 volte rispetto a chi ha fatto la terza.
Davide Fifaco