È solo la seconda in cui è legato al tema dei migranti, ma Lo stato di emergenza era già stato proclamato per 128 volte in Italia dalla nascita della Repubblica: lo stesso provvedimento venne preso dal governo Berlusconi nel 2011, e prevedeva un piano di equa distribuzione nelle regioni dei profughi provenienti dal Nordafrica.
Questa volta la decisione, presa su richiesta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, è stata assunta a seguito “dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo”, aumentati del 300 per cento, ha detto Musumeci, negli ultimi mesi. Proprio nel fine settimana di Pasqua erano stati registrati più di tremila arrivi e anche decine di vittime.
Il provvedimento dovrebbe consentire una gestione più semplice dell'accoglienza e della gestione dei migranti, con provvedimenti che non hanno bisogno di un via libera preventivo da parte della Corte dei Conti; si potranno aumentare e rafforzare le strutture per il rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia, i cosiddetti CPR, potenziando le attività di identificazione ed espulsione.
Lo stato di emergenza, che lascia al governo le mani più libere su un tema caldo per la maggioranza di centro destra, criticata negli ultimi mesi sulla gestione dei migranti, avrà la durata di sei mesi e una dotazione finanziaria di 5 milioni per l'avvio delle prime misure urgenti, e di altri 20 nel corso dei sei mesi. A breve dovrebbe essere nominato anche un commissario a cui spetterà il compito di realizzare gli interventi per il superamento dell’emergenza, la riduzione del rischio residuo, il ripristino dei servizi essenziali e l’assistenza alla popolazione.
Lo stesso ministro Musumeci ha però ribadito la necessità di un intervento dell’Europa nella gestione dei migranti: “Con il decreto non si risolve il problema – ha detto - la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell'Unione europea".
La necessità di un’azione da parte di Bruxelles era stata evidenziata anche da Matteo Salvini, ieri a Udine, riguardo la rotta balcanica. Salvini aveva chiesto il ripristino delle riammissioni immediate verso la Slovenia “altrimenti - ha detto - saremo costretti a reinstallare dei punti di controllo ai confini: ognuno deve fare il suo”.
Proprio domani a Roma il ministro dell’interno Matteo Piantedosi vedrà l’omologo sloveno Boštjan Poklukar, ed è probabile che il tema dei migranti e delle riammissioni sia uno dei piatti forti dell’incontro.
Alessandro Martegani