Foto: Facebook/ANSA
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Il dimissionario direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, assicura: "Non scendo in campo", rispondendo a chi parla per lui di un ruolo da 'federatore' dell'area centrista dell'opposizione - ma rivendico il diritto di parlare. Ho letto che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l'incarico. È stata fatta persino una descrizione caricaturale del ruolo di Direttore dell'Agenzia, come se combattere l'evasione fosse una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi".

Parole dure, alle quali Ruffini aggiunge: "Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette e il senso civico per una scalata di potere".

Ha scelte le dimissioni come unico modo per rimanere sé stesso, spiega ancora, e dichiara: "Il mio mandato era comunque in scadenza fra un anno. Torno a fare l'avvocato, che è una bellissima professione. Rimango con le mie idee e i miei ideali. E difendo il diritto e la libertà di parlare di bene comune e senso civico. Per me oltre che un diritto è un dovere di tutti".

"La mia unica bussola in questi anni" - prosegue l'ormai ex direttore - "è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato, perché il senso più profondo dello Stato è questo: essere al di sopra delle parti, servire il bene comune. Quello che è accaduto in questi giorni intorno al mio nome descrive un contesto cambiato rispetto a quando ho assunto questo incarico e anche rispetto a quando ho accettato di rimanere. Ne traggo le conseguenze".

"Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentir dire che l'Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore. Ho taciuto sinora, per senso dello Stato. Attenzione però: se il fisco in sé è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato; tanto più che il livello della tassazione lo decide il legislatore, non l'Agenzia. Personalmente ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori", conclude Ruffini.

Davide Fifaco