Non ci sarà un secondo mandato per Sergio Mattarella: il Presidente della Repubblica, che sta affrontando l’ultimo anno del suo settennato, ha scelto una visita a una scuola primaria di Roma per fare chiarezza sulle richieste giunte da più parti per convincerlo a dare la propria disponibilità a un altro mandato.
“Tra otto mesi – ha detto parlando ai bambini - potrò riposarmi". “Sono vecchio” ha aggiunto il Capo dello Stato, che compirà 80 anni il prossimo 23 luglio, e che in più di sei anni di permanenza al Quirinale ha dovuto affrontare crisi politiche molto complicate, che lo avevano anche esposto a critiche da parte del centro destra, una gestita fra l’altro nel corso della pandemia.
Un impegno che lo stesso Mattarella ha confermato ai bambini: “Quando mi hanno eletto al Quirinale – ha raccontato - mi sono preoccupato perché sapevo quanto era impegnativo il compito, ma tra otto mesi il mio mandato di presidente termina e potrò riposarmi”.
Mattarella dunque ha deciso di non seguire gli appelli che nei giorni scorsi erano arrivati, oltre che da alcune forze politiche, anche dal mondo della cultura, e intende lasciare il Quirinale alla scadenza del settennato, fissata per febbraio del prossimo anno.
La decisione di non riproporsi per la carica più alta dello Stato cambia lo scenario politico futuro nel paese: Mattarella non era gradito al centro desta, in particolare a Lega e Fratelli d’Italia, che lo hanno accusato in passato di non aver concesso di andare alle urne dopo le due crisi di governo che hanno contraddistinto la legislatura, e la sua futura uscita di scena potrebbe spianare la strada all’attuale premier Mario Draghi, da tempo indicato da più parti come il prossino possibile Capo dello Stato. Lo stesso Draghi e i suoi ministri nelle scorse settimane si erano lasciati scappare frasi sull’incertezza sul futuro del governo a partire dal prossimo anno, data che coincide più o meno con la fine del mandato di Mattarella.
L’ipotesi Draghi, che non trova conferme per ora dal diretto interessato, metterebbe d’accordo un po’ tutti, ma comporterebbe un nuovo cambio di governo o, più probabilmente, un ritorno alle urne prima della scadenza naturale della legislatura, scenario che però non sembra nel programma di Pd e 5 Stelle, che prima intendono cambiare la legge elettorale.
Incognite che rischiano anche di pesare sulla ripartenza del paese in una fase a dir poco delicata, di ripartenza dopo la pandemia, e di attuazione del Recovery plan.
Alessandro Martegani