“Una chiamata inattesa, alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi”: così Sergio Mattarella ha definito l’avvio del suo secondo mandato., iniziato ufficialmente con il giuramento pronunciato di fronte alle Camere riunite a Montecitorio.
Dopo la rielezione, avvenuta la scorsa settimana, il Capo dello Stato è giunto alla Camera per prestare giuramento e pronunciare il primo discorso del suo secondo mandato.
Accolto dal Presidente della Camera, Roberto Fico, e dalla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha incontrato anche il Premier Mario Draghi e il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, accompagnato dai rintocchi della campana della sede della Camera. Al momento del giuramento 21 salve di artiglieria sono state sparate dal Gianicolo.
Un lungo applauso ha accolto il confermato Presidente all’ingresso nell’aula: dopo la formula del giuramento, Mattarella si è rivolto alle Camere, ma soprattutto a tutti gli italiani, a cui sembrava dedicato gran parte del suo intervento.
Sono stati, ha detto riferendosi ai giorni della maratona elettorale della scorsa settimana, “momenti travagliati per tutti, anche per me", ma, ha aggiunto, “le attese degli italiani sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese”.
Il ruolo dell'Italia a livello internazionale è stato uno dei temi forti dell’intervento: Mattarella ha sottolineato con decisione la posizione di Roma al fianco della Nato e degli Stati Uniti nella crisi Ucraina, e ha sottolineato come l’Italia non possa permettersi “né ritardi, né incertezze”, si debba modernizzare e debba render efficaci i processi decisionali per avere un ruolo decisivo nell’Unione europea: “L’Italia è al centro dell’impegno di ripresa dell’Europa -ha detto -, siamo i maggiori beneficiari del programma Next Generation e dobbiamo rilanciare l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale. Rafforzare l’Italia – ha aggiunto - significa anche, metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa”.
Dopo un sostegno convinto al governo Draghi e un richiamo alle forze politiche affinché approvino riforme che aiutino il paese a progredire, ha auspicato, in uno dei passaggi più applauditi, anche un profondo rinnovamento della giustizia, che, ha detto, “per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”.
Non è mancato un riferimento ai “numerosi i nostri connazionali presenti delle più diverse parti del globo, a cui va il mio saluto affettuoso, insieme al riconoscimento per il contributo che danno alla comprensione della identità italiana nel mondo”.
L’intervento è stato chiuso da un riferimento al concetto di dignità, una parola ripetuta 18 volte in relazione a molte categorie e temi che meritano attenzione, dalla tutela del lavoro e della dignità delle donne, all’ascolto dei giovani, agli anziani, ai disabili, fino alla lotta alla criminalità. La dignità a scandito, “è la pietra angolare del nostro vivere civile”.
Un discorso molto più appassionato e programmatico rispetto a quello pronunciato esattamente sette anni fa, il 3 febbraio 2015, e che ripropone il Presidente della Repubblica non solo come un arbitro, ma anche come un protagonista della politica interna ed estera italiana.
Dopo il discorso, il Presidente della Repubblica ha visitato l’Altare della Patria insieme al presidente del Consiglio Mario Draghi, incontrando anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, poi il ritorno al Quirinale sulla Lancia Flaminia dove la giornata si è conclusa con una breve cerimonia.
Alessandro Martegani