Frédéric Chopin, late piano works: in un mondo dominato dall’apparire questo è il titolo poco vistoso, con cui si presenta il CD, registrato dal triestino Edoardo Torbianelli, fortepianista, cembalista, pianista e didatta che, lavorando all’estero, ritorna nella sua città natale non così spesso come vorremmo. La registrazione di questo CD, pubblicato dalla Glossa, nasce da una convergenza virtuosa di due istituzioni che in Svizzera (la Schola Cantorum Basiliensis) e in Francia (la Royaumont Foundation) perseguono la ricerca di interpretazioni storicamente informate; convergenza che ha incontrato nella casa editrice Glossa un orecchio attento e nell’interpretazione di Torbianelli una felice volontà di ricerca e di approfondimento.
Ne è nato un CD di quasi 75 minuti che ad un primo ascolto ci trasporta in una dimensione intima, riflessiva, a tratti melanconica. La musicologa francese Jeanne Roudet, che ha collaborato con Torbianelli e ha stilato il prezioso e interessantissimo saggio di note al CD, ci fa notare che per molto tempo un “soffitto di vetro” ha separato le interpretazioni della musica del XIX sec. da quella che abitualmente si definisce musica antica. Solo attraverso lo studio delle prime registrazioni storiche si è avuto il sentore che l’interpretazione della musica si è evoluta, allontanandosi da quelle che erano le intenzioni delineate dal compositore per i suoi contemporanei. E quindi negli ultimi decenni si è posto il problema di riproporre questi brani – in questo caso i brani chopiniani – attraverso una ricerca filologica che da una parte “ricostruisca il ventaglio di suoni e significati corrispondenti alla varietà di segni [della notazione autografa] che si sono evoluti o sono stati dimenticati” e dall’altra parte prenda in esame la vicinanza dell’arte pianistica di Chopin con la tecnica e lo stile del bel canto vocale, “retaggio dell’arte dei castrati del XVIII sec., perpetuata dai grandi cantanti italiani, ammirati da Chopin al suo arrivo a Parigi”. Torbianelli - che è docente di pianoforti storici alla Schola Cantorum Basiliensis di Basilea ed è titolare del corso di pianoforti storici, musica da camera e prassi esecutiva del romanticismo presso la Hochschule der Kunste di Berna, in seno alla quale è coordinatore di un progetto di ricerca in argomento di didattica pianistica nel XIX sec. - porta avanti queste ricerche da decenni non tralasciando l’attento studio della trattatistica dell’epoca. Tutto ciò ha creato i presupposti per una sua docenza alla Sorbona, dove dal 2014 insegna al Master di interpretazione di musica antica.
Il risultato di questi diversi approfondimenti è un CD, in cui la scelta di brani spazia dal Preludio in do diesis minore op. 45 sino alla Sonata in si bemolle minore op. 58, passando attraverso una serie di mazurke, notturni, barcarole e la Polonaise-Fantaisie op. 61; un ventaglio di brani, in cui si possono assaporare il controllo delle inflessioni dinamiche e la capacità di far cantare lo strumento (che in realtà è tecnicamente uno strumento percussivo). Torbianelli ci introduce a questo sentire così diverso, così divergente, attraverso la sonorità del fortepiano, cioè di uno strumento che non è ancora il pianoforte moderno e ne è considerato il diretto antenato, scegliendo un Grand piano costruito da Ignaz Pleyel nel 1842, strumento caratterizzato da una sonorità lievemente velata, sicuramente meno omologata rispetto alle proposte di strumenti contemporanei.
A siglare il CD una breve e piacevolissima Mazurka in Sol maggiore che conclude con uno sguardo lieve questa registrazione che indubbiamente ha posto le fruttuose basi per ulteriori ricerche e approfondimenti.
Ed ecco alcuni link:
... la trasmissione Sonoramente Classici di Radio Capodistria con l'intervista a Torbianelli https://www.rtvslo.si/4d/arhiv/174514810?s=radio_ita
... il link dal suo sito, in cui parla della vocalità chopiniana (in francese)
http://www.edoardotorbianelli.it/media-press/videos/