"Non è un segreto che la Slovenia sia insoddisfatta", ha affermato Györkös Žnidar, specificando però che il paese non è contrario al provvedimento come tale, ma al modo in cui viene attuato al confine con l'Austria, in maniera sproporzionata, infondata e inappropriata.
L'omologo austriaco, Herbert Kickl, dalle file dei Liberali, ha nel contempo affermato che si impegnerà affinché i controlli vengano effettuati anche in futuro, ritiene infatti che ci sono molte buone ragioni per cui questi devono essere svolti. Ad esempio "la tutela della sicurezza dei cittadini: il rischio di attacchi terroristici è ancora alto e non deve essere sottovalutato", ha affermato Kickl. "Non dobbiamo dimenticarci inoltre che grazie i controlli ai confini vengono impedite diverse attività illegali come il traffico di esseri umani e la criminalità organizzata", ha aggiunto. "In questi settori attendo ulteriori miglioramenti", ha dichiarato ancora Kickl.
L'Austria, insieme alla Germania, alla Francia e alla Danimarca, a novembre ha prorogato i controlli ai confini, soprattutto per motivi di sicurezza, la Slovenia, già al momento, si è detta contraria alla decisione. Il Ministero dell'Interno sloveno ha sottolineato che a causa dei controlli, ai confini spesso si formano lunghe code, specie dinanzi al traforo delle Karavanke. Una situazione insostenibile anzitutto in estate. Secondo il Ministero, i controlli ostacolano la circolazione delle persone, causano danni all'economia, influiscono negativamente sulla collaborazione nelle zone di confine e finora non hanno portato a grandi scoperte riguardo i rischi sulla sicurezza.