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L'incontro con il curatore Luka Skansi, moderato dall'architetto Giovanni Damiani e supportato da un'ampia selezione di diapositive, ha voluto rispondere ai tanti quesiti legati alla mostra transitando lungo le sue tappe principali, pensate con un approccio multimediale dal suo curatore principale Martin Stierli. La Jugoslavia di questi decenni, osserva Skansi, ha avuto un'architettura straordinaria, aperta e innovativa. La mostra del MoMa si sofferma sui temi di urbanizzazione su grande scala, sulla tecnologia nella vita di tutti i giorni, sul consumismo, sui monumenti e la portata globale dell'architettura iugoslava. Il materiale in auge in questi decenni è il cemento armato, con cui gli architetti jugoslavi, tra cui Bogdan Bogdanović, Juraj Neidhardt, Svetlana Kana Radević, Edvard Ravnikar, Vjenceslav Richter, Milica Šterić, realizzano opere capaci di modificare l’assetto urbano di intere città. La mostra è al tempo stesso lo specchio politico, sociale e culturale di un Paese che si avviava a grandi passi verso la modernizzazione.

Sentiamo ancora lo storico dell’architettura Luka Skansi: “L’interesse verso il fenomeno della Jugoslavia è qualcosa di crescente, di assolutamente attuale, in qualche modo anche necessario, perché siamo tutti qui alla ricerca del passato e degli errori che abbiamo fatto nel passato, delle situazioni che sono avvenute. Quello della Jugoslavia è stato un esperimento, una cosa talmente ricca di esperienze e di storia, anche di conflitti e di contraddizioni, di problemi, ma anche di soluzioni. Ecco, la Jugoslavia ha rappresentato, e soprattutto per noi architetti, un esempio interessante perché si è costruito attraverso l’architettura un processo unico della modernizzazione di un paese.”

Foto: Valentin Jeck, realizzata per il MoMA. Lubiana: Piazza della Rivoluzione (oggi Piazza della Repubblica ). 1960-74.