La bozza presentata dall'Algeria, raccomandando l'ammissione dello stato di Palestina come membro dell'ONU, ha ricevuto 12 voti favorevoli, tra cui quelli di Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea e Giappone. Gran Bretagna e Svizzera si sono astenute, mentre gli Stati Uniti hanno votato contro. Affinché la Palestina venisse ammessa alle Nazioni Unite come membro a pieno titolo, sarebbe stato necessario ottenere una raccomandazione positiva dal Consiglio di Sicurezza con almeno nove voti favorevoli e nessun veto, seguita dall'approvazione dell'Assemblea Generale con una maggioranza dei due terzi. Subito dopo il voto, l'Autorità Nazionale Palestinese ha condannato gli Stati Uniti per aver posto il veto sulla richiesta di adesione piena, definendolo un'aggressione che spinge il Medio Oriente verso l'abisso. Il presidente Abu Mazen ha descritto il veto degli Stati Uniti come "ingiusto, immorale e ingiustificato", accusando la politica statunitense di rappresentare un'aggressione al diritto internazionale e un incoraggiamento alla guerra genocida contro il popolo palestinese. L'ambasciatore algerino presso le Nazioni Unite, Amar Bendjama, che ha presentato la risoluzione, ha sottolineato che "la pace verrà dall'inclusione della Palestina, non dalla sua esclusione", ma il voto ha comunque avuto esito negativo. Il vice ambasciatore statunitense Robert Wood ha chiarito che il veto degli Stati Uniti non riflette l'opposizione alla creazione di uno Stato palestinese, ma è piuttosto un riconoscimento del fatto che ciò potrà avvenire solo attraverso negoziati diretti tra le parti. A stretto giro Hamas ha condannato il veto americano e in una nota il movimento islamico "assicura al mondo che proseguirà nella sua lotta fino alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e pienamente sovrano con Gerusalemme come capitale".
Corrado Cimador