Dopo un lungo periodo di stallo, l'accordo di cessate il fuoco sembra aver finalmente trovato una formula condivisa, suscitando un diffuso sollievo nella comunità internazionale e grandi festeggiamenti in Palestina. La comunità politica mondiale ha espresso soddisfazione per questo risultato, auspicando che si apra una nuova fase di dialogo costruttivo finalizzata a riportare la regione verso una stabilità duratura e a soddisfare i bisogni primari della popolazione, duramente provata dal conflitto. Tra le priorità immediate figurano la garanzia dell'approvvigionamento alimentare e la riattivazione dei servizi essenziali, come gli ospedali. La ricostruzione della Striscia, in particolare nel settore infrastrutturale richiederà ingenti risorse e una cooperazione internazionale prolungata. La solidarietà si è manifestata attraverso un aumento degli aiuti, con l'Unione Europea in prima linea, avendo stanziato un pacchetto di 120 milioni di euro. Il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha espresso soddisfazione per l'esito delle negoziazioni, evidenziando il ruolo determinante della resistenza palestinese. Tale affermazione, che collega la vittoria a Gaza con la guerra in Libano, sottolinea le complesse dinamiche regionali e le profonde interconnessioni tra i conflitti in Medio Oriente. Come previsto dall’accordo, anche Hamas comunicherà ad Israele i nomi dei primi ostaggi destinati al rilascio imminente. Secondo la stampa il processo di scarcerazione seguirà un calendario preciso: sette ostaggi aggiuntivi verranno identificati ogni settimana, per un totale di 33 prigionieri che faranno ritorno a casa nella prima fase dell’intesa. In cambio, Tel Aviv libererà 737 palestinesi. I primi ostaggi saranno come annunciato donne, bambini e infermi. Nella seconda fase si procederà al ritiro totale delle forze armate israeliane da Gaza, mentre nella terza si definirà un piano di ricostruzione. Il Premier Netanyahu al centro delle critiche da parte di alcuni Ministri dell’estrema destra ha però messo in guardia il movimento, nonostante le rassicurazioni dei mediatori: “Se una fase fallisce torniamo in guerra.”
Alessia Mitar