Foto: Reuters
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Lo Stato ebraico ha annunciato l'avvio di un'esercitazione a larga scala nella regione della Cisgiordania, con particolare concentrazione sulla Valle del Giordano, l'area del Mar Morto e le alture del Golan. Tale simulazione, destinata a protrarsi fino alle ore serali, prevede lo svolgimento di scenari altamente realistici, tra cui infiltrazioni, rivolte e attacchi multipli. Si precisa che, nel corso dell'esercitazione, si potranno osservare intensi movimenti di mezzi militari e udire rumori simulanti esplosioni. La popolazione è invitata a collaborare con le autorità e a mantenere la calma. Contestualmente Israele, ha completato il ritiro dalla zona orientale del corridoio di Netzarim, che divide in due la Striscia, consentendo agli abitanti di rientrare. Lo ha confermato un funzionario di Hamas. Tuttavia, le offensive proseguono: nel campo profughi di Nur Shams sono stati segnalati numerosi decessi e arresti tra i civili. A morire anche una donna palestinese incinta di 23 anni mentre stava cercando di abbandonare l’area. Le autorità palestinesi hanno denunciato ostacoli all'accesso alle cure mediche e danni alle infrastrutture civili, in violazione del diritto internazionale umanitario. Intanto, in risposta all'acuirsi della crisi israelo-palestinese, il governo egiziano, in qualità di attore chiave nella regione, ha indetto un vertice straordinario dei Paesi arabi, previsto per il 27 febbraio. Questa iniziativa, scaturita da intense consultazioni diplomatiche condotte a livello bilaterale e multilaterale, mira a fornire una risposta unitaria e coordinata alle preoccupanti evoluzioni della situazione a Gaza. La richiesta formale di convocare tale summit è pervenuta dalla stessa Autorità Nazionale Palestinese, alla luce delle inquietanti dichiarazioni del Presidente Donald Trump che ha ipotizzato una presa di potere degli Stati Uniti sulla Striscia per trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente” dopo aver deportato all’estero la popolazione palestinese.

Alessia Mitar