Nonostante la formalizzazione di un accordo di cessate il fuoco, mediato tra Israele e il movimento libanese Hezbollah a partire da mercoledì mattina, la situazione nella regione continua a essere estremamente delicata, con una tregua tutt'altro che consolidata. Sebbene non si siano registrati scontri di rilievo, reciproche accuse di violazione degli accordi testimoniano la vulnerabilità dell'intesa. Le forze di difesa israeliane, in particolare, hanno condotto raid aerei su obiettivi attribuiti a Hezbollah, alimentando le tensioni. Parallelamente, la striscia di Gaza continua a essere teatro di un conflitto in corso, con intensi bombardamenti israeliani che hanno provocato un numero elevato di vittime civili. La dichiarazione del Primo Ministro Netanyahu, che ha autorizzato l'esercito a prepararsi a una "guerra intensa" in caso di ulteriori violazioni da parte delle milizie sciite, evidenzia la precarietà della situazione e la possibilità di una nuova escalation del conflitto. Di fronte a una situazione sempre più incerta, la comunità internazionale ha lanciato un appello pressante affinché le parti coinvolte esercitino la massima moderazione, rispettino gli accordi di cessate il fuoco e garantiscano l'accesso umanitario alla popolazione, al fine di prevenire ulteriori sofferenze. Tra i molti Paesi che lavorano alla risoluzione del conflitto tra Israele e Hamas, il Presidente Erdoğan ha annunciato un'intensificazione dell'attività diplomatica turca finalizzata a mediare il cessate il fuoco a Gaza. Il leader ha ribadito l'impegno di Ankara a sostenere la legittima aspirazione palestinese all'autodeterminazione che conduca alla nascita di uno Stato indipendente con Gerusalemme Est come capitale.
Alessia Mitar