Sebbene Trump non abbia mai dimostrato troppa attenzione ai Balcani - né in quest’ultima campagna elettorale né nella sua precedente amministrazione - nell’area vige una convinzione ovvero che egli abbia una predisposizione nei confronti della Serbia. Nel precedente mandato, ricordiamo, si era arrivati all’accordo di Washington, sottoscritto da Serbia e Kosovo e che avrebbe dovuto traghettare i due paesi verso una distensione dei rapporti bilaterali; documento rimasto solo su carta ma che a detta degli osservatori simpatizzava con Belgrado. Con la Serbia, Trump aveva pure interessi economici. Era stato suo genero Jared Kushner a sottoscrivere il progetto di trasformazione - in sede commerciale e residenziale- del complesso del comando generale dell’esercito federale distrutto dai bombardamenti NATO nel 1999. Da qui e dal sostegno diplomatico che uomini vicini a Trump hanno continuato a dimostrare nei confronti di Belgrado, le grandi aspettative e anche il grande entusiasmo dimostrato da Aleksandar Vučić nell’esprimere le felicitazioni al 47. esimo presidente americano. Felicitazioni sono arrivate pure dagli altri leader dell’area: dalla Macedonia del Nord al Montenegro, dal Kosovo alla Bosnia ed Erzegovina. Pure i vertici politici croati si sono complimentati per la vittoria di Trump anche se va detto che nel paese esulta l’estrema destra ma non mancano reazioni negative e contrarie da parte dell’opposizione di centro sinistra con commenti che non esitano a definirlo “la caricatura della democrazia liberale, minacciata dagli effetti collaterali del progresso tecnologico ed economico.”
L.P.A.