Il lungo dominio politico di Boyko Borisov, durato più di un decennio è arrivato alla fine? È questo il nodo principale che i cittadini bulgari dovranno sciogliere domenica 11 luglio, chiamati a nuove elezioni anticipate dopo quelle interlocutorie dello scorso 4 aprile.
Gli ultimi sondaggi danno un testa a testa tra il partito di centro-destra di Borisov e il movimento “C'è un popolo così” del popolare showman e cantante Slavi Trifonov. In parlamento dovrebbero entrare poi i cosiddetti “partiti della protesta”, che dal 2020 hanno guidato le manifestazioni di piazza contro Borisov, accusato di nepotismo e corruzione.
Nei mesi scorsi, sotto un governo tecnico nominato dal presidente Rumen Radev, sono emersi numerosi scandali legati all'amministrazione Borisov, tra gestione poco trasparente del budget pubblico a intercettazioni illegali nei confronti degli oppositori politici, che sembrano aver affondato definitivamente la popolarità dell'ex premier.
Borisov ha subito anche la decisione senza precedenti degli Stati Uniti di imporre sanzioni ad alcuni oligarchi bulgari – a lui considerati vicini – attraverso la cosiddetta “legge Magnitsky”.
Non è affatto chiaro, però, se l'opposizione – che si presenta alle urne tutt'altro che compatta – sarà in grado di raccogliere i numeri necessari a formare una nuova maggioranza in parlamento, né se avrà la maturità politica per raggiungere un compromesso.
Secondo alcuni analisti, la fase di turbolenza politica iniziata in Bulgaria nel 2020 è destinata a durare, e non si escludono nuove, ennesime elezioni anticipate entro l'anno prossimo.
Francesco Martino