Foto: Reuters
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Nella giornata di ieri si è assistito a una vasta mobilitazione popolare, quantificabile in oltre 1.200 manifestazioni, che hanno coinvolto, oltre al territorio degli Stati Uniti, diverse nazioni d'oltreoceano, tra cui si annoverano la Germania, la Gran Bretagna, il Portogallo e l'Italia. Tali eventi di protesta, accomunati dalla formula "Giù le mani" (Hands Off), hanno avuto come principale destinatario il presidente Donald Trump. Negli USA, l'apice della contestazione si è verificato a Washington, dove gli attivisti hanno espresso il loro dissenso e la loro rabbia nei confronti delle politiche implementate dall’attuale amministrazione. Tra le questioni più criticate figuravano il licenziamento di dipendenti pubblici, il sostegno ad Israele, la chiusura di agenzie federali e le “brutali” misure di deportazione degli immigrati, ma anche la continua imposizione di valori conservatori e i dazi persino quelli nei confronti di nazioni alleate. Tali dinamiche, lo ricordiamo hanno innescato notevoli flessioni negative anche nei mercati azionari nazionali comportando la perdita di miliardi di dollari. Sotto attacco anche il consigliere e miliardario Elon Musk, al quale il Capo della Casa Bianca ha conferito l'incarico di contenere la spesa pubblica. L'attenzione si è focalizzata sul suo ruolo di figura di spicco all'interno del Dipartimento per l'Efficienza del Governo: in tale veste, Musk ha esercitato un'influenza considerevole nel processo di ridimensionamento delle istituzioni statali, culminato nel licenziamento di ben 200.000 persone, su un totale di 2,3 milioni di dipendenti. Si è inoltre riscontrato che alcuni di questi licenziamenti hanno avuto carattere indiscriminato, rendendo necessario il reintegro di alcuni professionisti precedentemente allontanati. Ulteriormente, l'agenzia delle entrate americana ha dato avvio a una procedura di esonero che ha interessato più di 20.000 propri impiegati, rappresentando un quarto dell'intera forza lavoro dell'ente. Le frasi più frequentemente intonate dai cittadini nelle strade e nelle piazze riflettevano una forte opposizione alle politiche economiche attuate e alla percepita erosione dei diritti civili. In tale contesto, non sono mancate accuse di autoritarismo e parallelismi con dinamiche storiche associate al nazismo. Contemporaneamente, si sono svolte ulteriori azioni di protesta in tutti i cinquanta stati federali americani, nonché in Canada e in Messico, con il coinvolgimento di circa 150 gruppi di manifestanti.

Alessia Mitar