Foto: Promocijsko gradivo
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Nella Giornata dei Diritti Umani, ci troviamo di fronte a una dura verità - scrive nel sui messaggio il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres - i diritti umani sono sotto attacco. Decine di milioni di persone sono impantanate nella povertà, nella fame, nei cattivi sistemi sanitari e scolastici che non si sono ancora completamente ripresi dalla pandemia di COVID-19. Le disuguaglianze globali sono dilaganti. I conflitti si stanno intensificando. Il diritto internazionale viene deliberatamente ignorato. L’autoritarismo è in marcia mentre lo spazio civico si sta restringendo. La retorica dell’odio sta alimentando la discriminazione, la divisione e la violenza vera e propria. E i diritti delle donne continuano ad essere arretrati nella legge e nella pratica. Il tema di quest’anno ci ricorda che i diritti umani riguardano la costruzione del futuro, proprio ora.

In merito alla giornata abbiamo raccolto la voce di Riccardo Noury portavoce della sezione italiana di Amnesty International.

"Settantasei anni fa venne adottato quel documento meraviglioso che è la Dichiarazione universale sui diritti umani, venne adottato dopo la fine della seconda guerra sulla base di due parole MAI PIU', mai più tutto quello che era successo. E le parole che sentiamo in questo periodo sono ancora una volta anziché mai più, ancora una volta stragi di civili, ancora una volta persecuzione per motivi di opinione, ancora una volta discriminazione, ancora una volta diniego dei fondamentali diritti economici come l'acqua e cibo e soprattutto ancora una volta guerra. Il rapporto sui diritti umani che faceva riferimento al 2023 parlava di 86 stati, Italia inclusa ma anche la Slovenia, che in un modo o nell'altro con misure autoritative onerose, con uso eccessivo della forza e per quanto riguarda stati extraeuropei con la militarizzazione delle piazze, l'uso di proiettili veri, l'uso di armi da guerra, poi là nel mondo con una narrazione giornalistica stigmatizzante che è ciò che precede la crinizzazione. Nel 2024 io temo che il numero degli Stati che in qualche modo penalizzano le proteste pacifiche amenterà, così come acuiscono le disuguaglianze, così come portano avanti le loro politiche feroci contro le persone migranti e richiedenti asilo, rifugiati così come non fanno nulla per ostacolare la violenza di genere e molto altro ancora." (ld)