Foto: Reuters
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Venerdì scorso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva invocato la legge sugli stranieri nemici del 1798 per deportare rapidamente duecento presunti membri di una banda criminale venezuelana, che la sua amministrazione aveva inserito insieme ad altre tra le tredici organizzazioni terroristiche operanti nel paese. Sabato, però, un giudice federale di Washington aveva bloccato l'applicazione di questa legge per 14 giorni, sostenendo che lo statuto si riferisce ad "atti ostili" di un altro Paese "equivalenti alla guerra".

Un intervento inutile visto che subito dopo hanno iniziato a circolare sui social i video di questi 238 detenuti mentre venivano imbarcati sugli aerei per raggiungere il Centro di Confinamento per il Terrorismo (Cecot), un mega-carcere con una capacità di quarantamila detenuti, che si trova in El Salvador. A confermarlo domenica sui social Nayib Bukele, il presidente dello stato centro americano che ha ricevuto 6 milioni di dollari in cambio di questi prigionieri, il quale si è anche fatto pubblicamente beffe del giudice, commentando la notizia del blocco con un "Oops... troppo tardi", visto che gli aerei erano già partiti all'annuncio del blocco.

Trump, d’altronde, durante la sua campagna elettorale aveva promesso di realizzare la più grande operazione di deportazione nella storia degli Stati Uniti. Tuttavia, un recente rapporto suggerisce che gli agenti che si occupano dell'immigrazione hanno deportato meno immigrati nel febbraio 2025 rispetto all’anno precedente.

Un'episodio considerato da molti grave visto che anche in questa occasione Trump ha agito senza tener conto di ciò che gli era stato ingiunto dalla giustizia, confermando un atteggiamento che sta facendo discutere non poco l’opinione pubblica americana, parte della quale denuncia pericolosi atteggiamenti autoritari da parte del presidente, oltre che la violazione di tutta una serie di diritti umani.

Barbara Costamagna