Ieri il sindacato che rappresenta 160.000 attori iscritti, ha votato all’unanimità a favore di uno sciopero congiunto con gli sceneggiatori di Hollywood, che hanno incrociato le braccia già a maggio. Domani si fermerà quindi la produzione cinematografica, dopo un fallito tentativo di accordo in extremis con gli Studios. Il sindacato chiede maggiori retribuzioni, nuovi contratti e benefit.
In un comunicato del sindacato si legge che "dopo più di quattro settimane di trattative, l'Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta i principali studi di produzione e di streaming, non si è mostrata disponibile ad offrire un accordo equo". Negli ultimi 10 anni infatti, secondo il sindacato, i compensi degli attori sono stati gravemente erosi dall'ascesa dello streaming. Inoltre, l'intelligenza artificiale rappresenta una minaccia cruciale per le professioni creative. Tutti "gli attori e gli artisti meritano quindi un contratto che li tuteli dallo sfruttamento del proprio volto e talento senza consenso e retribuzione". L'Alliance of Motion Picture and Television Producers ha semplicemente "negato che i grandi cambiamenti nell'industria dello spettacolo", e in generale, dell'economia, che abbiano avuto un forte impatto negativo su chi lavora nel settore, afferma ancora in sindacato.
Dell'opinione opposta invece gli Studios, che in un comunicato, si dicono "profondamente delusi" che il sindacato "abbia deciso di abbandonare la vertenza e che abbia respinto l'offerta di un aumento storico dello stipendio minimo e dei diritti d'autore, tetti molto più alti ai contributi pensionistici e sanitari e una protezione rivoluzionaria dall'intelligenza artificiale. Invece di continuare a trattare", si legge ancora nel documento, il sindacato ha messo "tutti in una situazione che aggraverà le difficoltà economiche di chi lavora nell'industria dello spettacolo e dipende da essa per il proprio sostentamento".
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