Dopo il fallito referendum del settembre 2022 - quando con il 61,9% dei voti era stata rigettato il testo preparato dalla Convenzione costituzionale a maggioranza progressista - i cileni si sono opposti nuovamente alla proposta di Carta elaborata dal Consiglio costituzionale, questa volta a maggioranza di destra.
Il processo di revisione del testo costituzionale era iniziato dopo le grandi proteste sociali del 2019, che avevano tra le loro principali richieste proprio la scrittura di una nuova Costituzione, visto che quella in vigore risaliva ai tempi della dittatura di Augusto Pinochet. Nel 2022 la bozza venne respinta perchè considerata troppo di sinistra, passando in un secondo momento al vaglio di una nuova commissione, il cui lavoro è stato invece valutato questa domenica troppo di destra.
Parte dei cittadini cileni hanno, infatti, considerato molte sue parti peggiorative, ad esempio, quelle riguardanti i diritti delle donne, visto che nel documento si ignorava del tutto il tema dell' uguaglianza dei sessi; introducendo, però, alcuni articoli che avrebbero potuto portare alla cancellazione del già ridotto diritto all’aborto. Con la nuova Costituzione sarebbero stati a rischio anche i servizi sociali, sarebbero state introdotte restrizioni sul diritto allo sciopero, ci sarebbe stato un accentramento dei poteri sul presidente e la creazione di venti nuovi enti governativi, pensati per bilanciare i poteri di quelli esistenti, ma che secondo i critici avrebbero solo portato a una maggiore burocrazia. Inoltre sarebbe stato reso più semplice espellere i migranti entrati illegalmente nel paese e si sarebbe creato il terreno necessario allo sviluppo di un piano di privatizzazioni che avrebbe potuto colpire i settori sanitario, scolastico e pensionistico.
Barbara Costamagna