Oltre alla folla di sostenitori, che scandiva il suo nome e lo slogan "Sì, si può", ad accogliere Juan Guaidó all'aeroporto di Caracas anche ambasciatori di numerosi paesi Ue e dell'America Latina. Salutando i diplomatici ha affermato che molto presto l'usurpazione di Nicolas Maduro sarà finita.
Giunto nel centro della capitale, Guaidó ha detto che "non saranno le minacce e le persecuzioni che ci fermeranno, siamo più forti che mai, e il nostro sguardo si volge verso il futuro". Migliaia le persone che si sono radunate a Caracas ed in altre città del Paese per manifestazioni antigovernative, come chiesto dallo stesso presidente ad interim.
Rientrando in Venezuela Guaidó però rischia l'arresto per aver violato divieto di uscire dal territorio, imposto dalla Corte Suprema, per un'indagine in corso nella quale è coinvolto. Se il governo "prova a sequestrarci, sarà l'ultimo errore che farà", ha dichiarato in un video condiviso sui social media. "Entriamo in Venezuela da cittadini liberi, che nessuno ci dica il contrario", ha scritto in un tweet. Nel caso venisse arrestato, Guaidó ha anche lasciato chiare istruzioni agli "alleati internazionali ed ai fratelli in Parlamento" su come procedere. Gli Stati Uniti hanno già reso noto che reagiranno immediatamente a tutte le minacce o alla violenza contro Guaidó.
Intanto, secondo la vicepresidente Delcy Rodriguez, il governo Maduro sta "analizzando il comportamento" di Juan Guaidó, per valutare quali siano le "misure adeguate" da prendere nei confronti del leader dell'opposizione.
E. P.