“Voglio vedere nei vostri occhi emozioni, paura e eccitamento” con questo slogan Siffredi si è presentato sul palco per dare il via al Rocco’s Hard Academy Space Version Orchestra. La star indiscussa del porno internazionale, ha diretto uno spettacolo dove più che l’erotismo l’ha fatta da padrone il sesso esplicito in tutte le sue sfaccettature. Rappresentazioni live suddivise in diversi palchi tematici; quelli dedicati al pubblico femminile, al bondage e sadomaso. Il padiglione della fiera di Celje era gremito, per questa prima edizione di Eroticland, un format nuovo di carattere internazionale, che arriva dopo 11 anni di sLOVErotica. In sala molti i curiosi, tante le coppie alla ricerca di nuove esperienze e stimoli. Persone di tutte le età che hanno assistito a scene di sesso esplicite accompagnate da uno show scenografico ed audio-visuale paragonabili a un festival musicale.
Rocco Siffredi oramai è una stella del cinema hard, ma anche un’icona pop. Al suo attivo ha più di un migliaio di film a luci rosse, ma partecipa anche a trasmissioni televisive in prima serata, fa il blogger, il regista e il produttore.
Ma chi è Rocco Siffredi? Ma come è iniziata la sua carriera?
“Molto semplice” racconta ai nostri microfoni. "È nata quando ho scoperto che esisteva il porno. A 12 anni ho trovato per strada un giornale che si chiamava Supersex. Era in bianco e nero, probabilmente era stato buttato dai camionisti. Non ho fatto altro che aprire questo giornale. C’era un attore con una bionda, sulla pagina successiva lo vedevo con una bruna, giro la pagina e lo vedo con una rossa, continuo a sfogliare e appare con tutte e tre. Da quel momento mi son detto: io da grande farò proprio questo”.
Ma perché è diventato un’icona a livello mondiale, invitato in tutte le trasmissioni, anche a quello format famigliare?
“In America, Francia, Italia, insomma in ogni posto dove vado mi dicono sempre tutti la stessa cosa: ‘You looks like you like what you do’, questo è il segreto: la passione. Quando fai le cose con l’anima si vede. Si vede la differenza fra te ed un altro. In tanti me lo dicono: si vede che ti piace. Questa è la differenza principale”.
Ma come fa a conciliare la vita famigliare con quella di porno attore?
“Questa è stata la parte più difficile di tutta la mia carriera, ma è stato anche abbastanza semplice grazie a mia moglie; ho avuto la fortuna di trovare una donna intelligente che non mi ha mai, mai e poi mai, impedito di fare quello che amo di più, cioè il mio lavoro. Non mi ha mai detto cose come ‘ti lascio se non smetti, sono stanca, non mi va più’, mai una volta in 25 anni di matrimonio”.
Come è cambiato il mondo del porno?
“Ti posso dire la verità? È finito il romanticismo nel porno. E adesso tu mi puoi dire: ‘Ma perché Rocco mica tu portavi del romanticismo?'. Non ero io, era il porno ad essere romantico. Oggi è diventato un nuovo mondo industrializzato. Gli attori sono degli autentici performer, ma sono estremamente costruiti, non c’è più nulla di spontaneo nella pornografia. Quando eravamo sul set ci odoravamo e ci dicevamo fammi girare, lo voglio fare con lei. Andavamo a rompere al regista pregandolo di farci girare, oggi non gliene frega più niente a nessuno. Sono tutti sui social, ci giocano e quando devono girare dicono, ‘Ah, ok let’s shoot’. È diventato un ambiente estremamente freddo e purtroppo anche con l’avvento del doping. Oggi pornostar non vuole dire più nulla, chiunque lo può diveltare, basta portarsi dietro un po’ di vitamine particolari.
Quando ha iniziato lei questi aiutini non esistevano?
“No, guarda, zero. Io ho iniziato esattamente nell’1985 e sono quasi 35 anni. Non è esistito nulla per almeno 20 anni. Poi sono cominciate ad arrivare sul mercato le pillole blu. Sono tutte piccole invenzioni che possono servire a potenziare, dare sicurezza. Non lo so se in realtà servono o no. Ma io non parlo di questo, parlo di ciò che esiste da almeno quattro anni, cioè le punture che ti danno la possibilità di essere in erezione per quattro ore, anche se parli al telefono, mangi la pizza, anche senza donna e tutto ciò ha distrutto il romanticismo”.
Perché dopo un breve momento di pausa, annunciato anche sui giornali, ha deciso di riprendere a girare?
“Non ce la facevo a stare senza. Avevo abbandonato per la famiglia. I bambini crescevano, avevano undici, dodici anni. Mi son detto ‘dai Rocco fermati, sei arrivato a 40 anni’. Alle spalle avevo 20 di mestiere, poi sono italiano, i bambini diventavano grandi, il papà pornostar era un problema e di conseguenza ho deciso di chiudere. È solo che ho deciso io, non ne ho parlato con ‘lui’ che non si voleva fermare. Ho cominciato a tribolare con ‘lui’ che andava a destra e a sinistra e mi portava a mignotte, trans, mi portava con tutto. A questo punto non ero più me stesso, non mi piacevo più, mi sono ribellato grazie a mia moglie, donna fantastica, che mi ha detto di non fermarmi. ‘Io non te l’ho chiesto’ mi disse. ‘Se tu ami (e lo so che ami quel mondo) perché ti sei fermato?’. Da lì automaticamente sono tornato a fare l’attore, esattamente dieci anni fa".
Le sue posizioni sullo scandalo Weinstein sono state controcorrente, ci spieghi?
“Non sono controcorrente. Io ho detto semplicemente che è un peccato che le attrici che sono sottostate a Weinstein si sono ricordate dopo 20 anni di denunciarlo. Ho detto solo questo e l’ho detto per un motivo. Purtroppo, è sempre complicato, per chi lavora veramente in maniera dignitosa, va a fare i casting, rifiutare tutto e trovarsi sempre dietro e per farsi passare davanti le altre attrici ‘brave’. Ci si chiede: ‘Ma come mai io non ce la faccio mai e loro sì?’. All’attrice che ha subito e ha resistito bisognerebbe dare l’Oscar, visto che per le altre si dimostra tutta questa compassione? Weinstein è una persona sicuramente schifosa, ma secondo me di Weinstein è pieno il mondo e quindi è bella la campagna contro questo tipo di gente. Il ‘me too’ è una macchina partita per porre all’attenzione questo problema. Però io mi sento molto più vicino alle cassiere dei supermercati - che sono obbligate, a volte, a fare cose simili per portare uno stipendio a casa - che alle attrici milionarie che adesso vengono a piangere".
Che ricordo ha di Moana Pozzi?
“Bellissimo, bellissimo. Donna fantastica e sensibile dotata di una classe innata, ma purtroppo finita nel mestiere errato. Lei non era una vera pornostar. Ci si è ritrovata cadendo in una scelta sbagliata, perché secondo me il porno lo devi fare se ce l’hai dentro. Quando mi dicono, ‘senti Rocco, vorrei fare la pornostar’, io chiedo semplicemente alle persone il perché. Spesso mi rispondono che non trovano lavoro, oppure mi dicono che vorrebbero diventare famosi e io rispondo di lasciar perdere. Il sesso è la cosa più bella che abbiamo e se tu la vivi in questo modo lo rovini. Rovini la libido, il rapporto con la sessualità e fai un danno enorme. La pornografia è un mestiere da cui una volta che vieni toccato rovina automaticamente una parte dell’esistenza naturale che è la sessualità. Quindi, devi farlo almeno con la concezione di un piacere vero e sicuro garantito dal presupposto che adori il sesso a 360 gradi. Non puoi fare il porno perché non trovi lavoro”.
Quale è la ricetta per una buona performance sessuale?
“Se lo fai a livello professionistico devi condurre una vita atletica al 100%. Non puoi fare la vita che ti pare. Essere attore professionista significa fare delle prestazioni in qualsiasi giorno dell’anno, della settimana, che piova o non piova, che faccia freddo o caldo, insomma bisogna essere sempre pronto, anche se oggi con il doping è molto più facile. Devi essere sempre in forma, le performance non durano dieci minuti, ma ore e quindi viene richiesta la fisicità atletica per fare questo lavoro. Io ho lavorato per anni 25 giorni al mese per due scene al giorno. Se non disponi di un equilibrio psico-fisico dopo tre giorni sei morto, figuratevi per 25 giorni al mese. Io mi allenavo come un atleta che deve fare i dieci chilometri e si allena su tredici, lo facevo anche tra una scena e l’altra, cogliendo l’occasione per allenarmi. Mangiavo molto e bene, cercavo di dormire, non andavo in discoteca e non facevo l’amore in privato”.
Dionizij Botter