"Identificheremo gli autori e gli organizzatori dietro le due esplosioni terroristiche, siamo impegnati a sfruttare tutti i meccanismi disponibili per chiederne conto ai responsabili e ai loro complici". Così l'Iran si è rivolto alle Nazioni Unite, definendo l'attacco al cimitero della città di Kerman il più grave nella storia della Repubblica islamica. Al momento tale aggressione non è stata rivendicata, ma le autorità iraniane hanno assicurato che ci sarà una risposta dura. L'Iran ha accusato da subito Israele e Stati Uniti come responsabili, ma la lista degli oppositori da loro indicati è lunga. L'alto consigliere del presidente iraniano ha incolpato i due Paesi, anche se, a suo dire, nonostante Washington dica di non aver avuto alcun ruolo nell'attacco terroristico, la colpevolezza statunitense è certa, e il terrorismo viene usato solo come strumento. Nonostante le diverse accuse, la Guida Suprema dell'Iran vuole evitare che l'attentato sfoci in una vera escalation militare con gli Stati Uniti e Israele, infatti, secondo quanto riporta il New York Times, è stato ordinato ai militari di esercitare "pazienza strategica", limitando gli attacchi da parte delle milizie sciite alle basi militari statunitensi in Siria e Iraq. Israele non ha risposto alle accuse mosse dall'Iran, mentre gli Stati Uniti non hanno esitato: il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, è intervenuto dichiarando che non sono coinvolti in alcun modo, anzi, ogni suggerimento del contrario lo ha definito "ridicolo". Nel frattempo, l'esercito israeliano ha intensificato i combattimenti nella zona centrale e meridionale della Striscia di Gaza, colpendo il quartier generale della Mezzaluna rossa palestinese. Anche in Libano sono continuate le ostilità, e quattro miliziani di Hezbollah hanno perso la vita in seguito a un attacco israeliano. Dall'inizio del conflitto, sul lato libanese sono morte 175 persone, per lo più combattenti del movimento, dei quali anche tre giornalisti.
B.Ž.